Il candidato repubblicano si propone come simbolo dell'American dream
Figlio di immigrati cubani, giovane e senatore federale dal 2011. Marco Rubio, nato e cresciuto in Florida, ha 44 anni, 18 dei quali trascorsi in politica. Deputato della Camera della Florida dal 2000 al 2008 (di cui fu presidente dal 2006 al 2008), decise di correre per il Senato federale nel 2009, quando il seggio della Florida fu lasciato vuoto dal repubblicano Mel Martinez, il quale annunciò che non si sarebbe ricandidato. Nato nel 1971 a Miami, terzo di quattro figli, trascorre parte dell'infanzia a Las Vegas in Nevada (dal 1979 al 1985) ma negli anni '80 torna in Florida, dove si laurea in legge nel 1996. "Mi piace tornare nel sud del Nevada perché è il posto in cui ho imparato tanto sull'American dream", ha detto una volta. E sulla sua storia personale di uomo di umili origini, figlio di immigrati e realizzazione concreta dell'American dream, Rubio ha puntato molto per fare breccia nel cuore degli elettori. Salvo rimanere invischiato in una polemica sulla storia della famiglia e vedersi costretto a ritrattare alcune dichiarazioni: inizialmente si era definito più volte figlio di "esiliati cubani", ma a ottobre 2011 il Washington Post riportò che – stando ai registri dell'immigrazione – la famiglia aveva lasciato Cuba volontariamente, come emigrati, a bordo di un volo commerciale a maggio del 1956, cioè oltre due anni e mezzo prima che Fidel Castro salisse al potere. La storia tuttavia non ebbe un grande impatto sulla campagna elettorale.
Grande appassionato di football americano, è tifoso dei Miami Dolphins. La sua carriera politica comincia a livello locale quando diventa consigliere a West Miami nel 1998; lo stesso anno in cui sposa la moglie Jeanette, con la quale ha quattro figli. Poi la Camera della Florida. Ma il vero salto avviene quando – grazie anche all'appoggio del Tea party – ottiene l'impressionante vittoria del seggio al Senato Usa, battendo sia il candidato indipendente Charlie Crist che il rivale democratico Kendrick Meek. Da quando è stato eletto con il sostegno del Tea party, però, sembra essersi spostato su posizioni conservatrici più moderate. In vista delle presidenziali del 2012 il suo nome era circolato come possibile vice presidente in caso di vittoria di Mitt Romney, che fu però battuto da Barack Obama riconfermato per un secondo mandato alla Casa Bianca.
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