Il pontefice è arrivato in Messico, dove rimarrà fino al 18 febbraio

L'abbraccio storico tra Papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill c'è stato. E non è stato solo il primo passo per ricucire uno strappo millenario tra cristiani, ma un colloquio in cui i due capi spirituali si sono confrontati su temi etici e strategici per la geopolitica mondiale. Mai, prima d'ora, un vescovo di Roma aveva incontrato un patriarca di Mosca. Oggi i due leader sono stati ospitati a Cuba, nell'aeroporto José Martì dell'Avana, crocevia d'incontri: un'isola che si conferma luogo di disgelo, ma che rappresenta anche un Paese neutro, lontano da quei Paesi europei terre di conflitti tra cristiani. Qui, ad attenderli, c'era il presidente Raùl Castro.

E' stato un incontro programmato da tempo, da almeno due anni, inserito in un viaggio "impegnativo", ma "tanto voluto", come ha detto Papa Francesco in aereo ai giornalisti che erano a bordo con lui, "voluto da mio fratello Cirillo, da me e anche dai messicani".

 

PAPA A KIRILL: FINALMENTE, FRATELLO. "Finalmente, fratello", ha esclamato il Papa abbracciando Kirill, prima di portare la mano al cuore: "Siamo fratelli – ha ribadito – abbiamo tutto in comune". "Anche se le nostre difficoltà non si sono ancora appianate – ha risporto Kirill abbracciando Francesco – c'è la possibilità di incontrarci e questo è bello". "Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso battesimo, siamo vescovi".

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