Nel giorno in cui il Papa arriva a Ciudad Juarez l'intervista a Bianchini introduce un dossier sull'ultima frontiera americana
Oggi, in occasione della visita di Papa Francesco a Ciudad Juarez (nello Stato settentrionale di Chihuahua, sul confine con gli Stati Uniti, di fronte alla città texana di El Paso), intervistiamo Flaviano Bianchini, attivista e scrittore, che ha percorso 4mila chilometri con i migranti che sognano l'America. E pubblichiamo un'inchiesta su 'Messico e migranti, storia di una terra di passaggio', perché dopo i controlli messi in atto dal programma "Frontera Sur" le rotte, per chi dal CentroAmerica cerca un posto al sole al Nord, si sono rinnovate e fatte più rischiose
Rischiare la vita in groppa a vagoni merci nelle terre dei narcos e a piedi nel deserto per raccontare l'odissea dei circa 800 mila migranti che ogni anno dal Messico cercano di entrare negli Stati Uniti. Lo ha fatto l'attivista italiano per i diritti umani Flaviano Bianchini, 34 anni, fondatore della Ong Source International che a LaPresse racconta la sua avventura "nei panni degli sfortunati della terra". Proprio oggi Papa Bergoglio celebrerà la messa a Ciudad Juarez, al confine tra i due Paesi. Secondo l'attivista, Bergoglio fa bene "a spostare un po' l'attenzione del mondo su questo argomento".
Bianchini si è finto Aymar Blanco, un peruviano di origini basche, e ha percorso in 20 giorni quasi 4.000 chilometri da Tecùn Umàn, in Guatemala, fino a Tucson, in Arizona. Una tratta da cui negli Usa arrivano circa 600 mila migranti all'anno, mentre sono 150 mila le persone sequestrate e una donna su sei viene stuprata. Stime ufficiose perché in Messico non c'è l'Unhcr parlano di 5-10 mila morti all'anno. Dal viaggio di Flaviano alias Aymar, è nato il libro 'Migrantes. Clandestino verso il sogno americano', Bfs edizioni.
Flaviano, perchè l'ha fatto?
Volevo raccontare questa storia indossando i panni degli sfortunati della terra. Affrontare questo viaggio senza la protezione del passaporto. Il 25% della popolazione di El Salvador, ad esempio, vive negli Stati Uniti. Tutti hanno almeno un parente che ha affrontato il viaggio. Se tu nasci a El Salvador con il tuo passaporto non vai da nessuna parte. Devi pagare un appuntamento 300 dollari all'ambasciata, fare un'intervista e poi se riesci ad avere un permesso temporaneo devi passare una volta alla settimana dalla polizia Usa. Nascere in Europa e avere un passaporto europeo è come vincere la lotteria.
Perché la frontiera Messico-Usa e non le tratte dell'immigrazione in Europa?
Non parlo arabo e sarebbe difficile per me passare per un siriano. Avendo invece vissuto molto tempo in America Latina parlo bene lo spagnolo. Inoltre quella rotta non era stata ancora raccontata da nessuno, mentre quella balcanica e quella africana erano già state descritte da fotoreporter e giornalisti.
Con cosa è partito?
Con l'essenziale: uno zainetto con acqua, pacchi di biscotti, dentifricio, spazzolino e carta igienica, un cappellino per ripararmi dal sole e soldi nelle mutande. Della mia avventura sapevano la mia ragazza di allora e il mio collega dell'Ong. Il passaporto l'avevo spedito da Tecùn Umàn a Città del Messico, a un terzo mio amico di cui avevo imparato a memoria il numero in caso di emergenza.
Come i migranti ha rischiato la vita. Quando si è sei sentito più in pericolo?
Quando ero su 'La Bestia', il nome che viene dato ai treni merci su cui si viaggia sul tetto o aggrappati tra i vagoni. Non ti puoi addormentare o rischi di cadere. E' un momento tremendo, ti viene sonno e non ti aiuta nemmeno l'adrenalina che avresti, per esempio, se ti rincorresse un cane. Insomma bisogna essere pronti a saltare giù se il treno viene fermato da bande paramilitari, narcos o dalla polizia messicana.
Ha mai avuto la tentazione di rendere nota la sua identità e uscire dalla parte di Aymar Blanco?
Di più all'inizio. Alla fine ero quasi entrato nel personaggio. Ho avuto la tentazione quando sono stato catturato dalla polizia. Ci hanno tenuto in cella per due giorni e ci hanno derubati. Non è stato un vero arresto, non ci hanno nemmeno chiesto i nomi. Poi la tentazione era forte a Città del Messico. Sapevo che il mio passaporto era lì.
Si passa attraverso territori controllati dai narcotrafficanti. Ha avuto contatti con loro?
I narcos lucrano sui migranti, gestiscono il loro commercio come fanno con quello della droga. Fanno pagare diritto di passo e ti chiedono di pagare per salire sul treno. A Città del Messico devi dare al cartello 300 dollari. Ho avuto due contatti con loro e una volta hanno derubato me e quelli che erano con me. Ci sono anche bande minori che sequestrano le persone e poi chiedono il riscatto ai parenti negli Usa. In totale il viaggio mi è costato 1.000 dollari, tutti per diritti di passo, ma a me è andata bene perché chi viene sequestrato può pagare anche 5.000 dollari per tornare libero.
E poi, finalmente, l'arrivo negli Stati Uniti.
Sono stato nel deserto al confine tre notti e tre giorni, per passare in una zona tra Messico e Usa dove il muro non c'è. Con la guida siamo partiti in 24 e siamo arrivati in 19. Il fatto è che ci si riposa di giorno e si cammina di notte. La visibilità è di 5 metri al massimo, e basta inciampare e non essere subito pronti a rimettersi in piedi per perdersi. A Tucson siamo entrati passando per le fogne, perché la città è presidiata.
Secondo lei rafforzare il muro come vorrebbe il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, è una misura realistica contro l'immigrazione?
La parte del muro costruita bene è invalicabile. Quindi potrebbe funzionare. Ma la vera domanda è un'altra: è sostenibile l'economia statunitense senza migranti? La risposta è no. La costruzione del muro è stata bloccata e la versione ufficiale è che l'amministrazione Obama ha tagliato i fondi. Secondo me la verità è che non possono fare a meno della forza lavoro dei migranti.
Nel 2014 è stato approvato dal Messico il piano anti-immigrazione 'Frontera Sur'. E' cambiato qualcosa nelle rotte dei migranti?
Le rotte sono sempre le stesse, sono stati intensificati i controlli.
Funziona la politica che fanno gli Stati Uniti, finanziando il Messico perché contenga il flusso di migranti? E' la stessa che ha deciso di intraprendere l'Ue dando 3 miliardi di euro alla Turchia per gestire l'emergenza rifugiati sul territorio turco.
E' uno scaricabarile di responsabilità, fra l'altro nelle mani di un dittatore come Erdogan. Queste sono politiche che funzionano a termine, perché prima o poi i campi profughi si riempiono e la gente ricomincia a fuggire. Ci concentriamo sugli effetti e non sulle cause. La posizione dell'Italia di contrarietà ai finanziamenti ai turchi è stata abbastanza ragionevole, anche se ho l'impressione che al governo interessasse soprattuto che i fondi alla Turchia non fossero calcolati nel deficit.
Cosa ne pensa delle politiche dell'Italia sull'immigrazione?
In generale sono insufficienti, ma se le confrontiamo con quelle degli altri Paesi europei sono tra le migliori. Non abbiamo sospeso Schengen, però resta molto da fare. Le cifre che si spendono sono irrisorie rispetto a quelle di cui si avrebbe bisogno. Io penso che Mare Nostrum non andasse chiuso. Stavamo salvando vite e spendendo relativamente poco.
Il Papa celebrerà una messa proprio alla frontiera tra Messico e Usa. Come valuta questo gesto e le posizioni di Bergoglio sull'immigrazione?
Immagino che il suo obiettivo sia spostare un po' l'attenzione del mondo su questo argomento. In Messico ci sono piccoli centri parrocchiali che aiutano i migranti, accogliendoli in una sorta di centri improvvisati con 100 brandine, una doccia e una cucina, dove possono restare 48 ore. Di fatto sono illegali, per la legge contro l'immigrazione clandestina. Sono preti singoli che li organizzano e credo che Bergoglio voglia portar loro un appoggio degli alti livelli della Chiesa. Se non ci riesce lui a sensibilizzare il mondo, non vedo chi potrebbe riuscirci oggi.
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