Avramopoulos lancia l'allarme: "Flusso ridotto in 10 giorni o rischio collasso"

Controlli sistematici alle frontiere esterne dell'Ue su tutte le persone, comprese su quelle che già godono del diritto di libertà di movimento in base alle norme europee. Questa la misura prevista dal Consiglio dei ministri dell'Interno Ue, riuniti oggi a Bruxelles. A renderlo noto un comunicato del Consiglio, secondo dui l'obiettivo è "verificare che queste persone non rappresentino una minaccia all'ordine pubblico e alla sicurezza interna".

Durante i controlli, spiega il documento del Consiglio, verrà usato un database contenente informazioni su documenti perduti o rubati. Le verifiche d'identità potranno avvenire "in tutti i confini esterni dell'Unione (aria, mare e terra), sia in entrata che in uscita", recita il comunicato. Il Consiglio "è d'accordo che i Paesi membri possano usare questa possibilità, ma solo durante un periodo transitorio di sei mesi dall'entrata in vigore del regolamento emendato".

"Comunque, quando la consultazione sistematica dei database su tutte le persone con diritto di libero movimento possa portare ad un impatto sproporzionato sui flussi o il traffico ai confini – precisa il Consiglio Ue nella nota – gli Stati membri potranno condurre controlli di tipo mirato, a patto che ciò non porti a rischi alla sicurezza interna, alle politiche e le relazioni internazionali dei singoli Stati, alla pubblica sanità".

Sulla questione migranti, intanto, Avramopoulos lancia l'allarme: l'Unione europea ha ancora 10 giorni per vedere una riduzione significativa del flusso di migranti e rifugiati dalla Turchia "altrimenti vi è il rischio che tutto il sistema collassi completamente", ha detto il commissario europeo alla migrazioni dopo la riunione informale a Bruxelles dei ministri degli Interni europei.

A complicare la situazione arrivano poi altre polemiche sulla Grecia, bacchettata da diversi Paesi per la sua cattiva gestione del flusso di migranti. La ministra dell'Interno dell'Austria, Johanna Mikl-Leitner, infatti, ha giustificato il rafforzamento dei controlli alla frontiera e l'imposizione dei limiti all'accoglienza dei rifugiati attribuendone la responsabilità proprio alla Grecia e sostenendo che, se Atene controllasse come si deve i suoi confini esterni, non sarebbe necessario intervenire. "La Grecia dice sempre che non è possibile controllare la frontiera esterna. E se la Grecia non può farlo, dà il migliore argomento agli altri per imporre misure" individuali, ha sostenuto Mikl-Leitner dopo avere partecipato a una colazione di lavoro con i Paesi più colpiti dagli arrivi di migranti attraverso la rotta balcanica.

La ministra ha spiegato ancora che, nella riunione che si è tenuta ieri a Vienna con i Paesi dei Balcani occidentali, alla quale non ha partecipato la Grecia, tutti i partecipanti si sono trovati d'accordo sul fatto che "mancano soluzioni europee" e che deve finire la politica del "lasciare passare" rifugiati e migranti. "Il 'lasciare passare' comincia già in Grecia. Se la Grecia non è capace di agire devono agire altri", ha attaccato la ministra austriaca.

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata