L'appello delle associazioni contro "una violazione senza precedenti del diritto europeo"
L'Italia si attivi per fermare la politica dei "respingimenti collettivi verso i paesi di origine e di transito", aprendo canali legali di ingresso legali sia per i richiedenti asilo che per i migranti economici. E' l'appello lanciato all'indirizzo del presidente del Consiglio Matteo Renzi da Oxfam, Acli, Arcu, Asgi, Caritas, Centro Astalli, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Medu e Senza Confine, secondo le quali i negoziati in corso tra Ue e Turchia per il respingimento di tutti i migranti giunti sulle coste greche, rappresentano "una violazione senza precedenti del diritto europeo alla protezione internazionale e della Convenzione di Ginevra sulla protezione dei rifugiati".
"I respingimenti collettivi – scrivono – creano tragedie, si faccia promotore di una politica migratoria in grado di mettere fine alla disastrosa situazione umanitaria creatasi in Grecia e nei Balcani e di garantire il diritto alla protezione internazionale sancito dalle normative europee e dalla convenzione di Ginevra".
Sulla parte dell'accordo che prevede che siano respinti anche i cittadini siriani, in quanto oggetto di uno scambio con altri siriani provenienti da campi profughi in Turchia, la lettera specifica come sia "inaccettabile vincolare i programmi di reinsediamento al respingimento di un pari numero di migranti irregolari, come se le persone fossero pacchi da spostare, prive di bisogni e di diritti".
Le associazioni sottolineano inoltre come la Turchia non possa essere definita un Paese sicuro secondo le norme dell'Unione europea e non riconosce ai profughi siriani la possibilità di accedere allo status di rifugiato.
"Dopo giorni in cui la pressione dei profughi bloccati ai confini dell'Europa sulla rotta balcanica ha provocato atti estremi e rischia di esplodere in maniera ancora più dolorosa", scrivono, occorre ora dare "a tutti i migranti l'accesso a una piena e chiara informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale". Non solo, ma serve "una risposta alla crisi umanitaria in Grecia, garantendo la protezione delle persone in viaggio, soprattutto quella dei più vulnerabili e che si discuta concretamente sull'apertura di canali legali, sia riservati ai richiedenti protezione internazionale che alla migrazione per lavoro". Azioni che rappresenterebbero "l'unica risposta possibile per evitare che le persone seguano rotte pericolose e illegali e per smantellare le reti di trafficanti".
"I principi fondanti l'Unione europea – continuano – non permettono di stabilire respingimenti collettivi di tutti i migranti verso l'ultimo Paese di transito né tanto meno la possibilità di rinviare tutti i richiedenti asilo verso un paese terzo considerato sicuro, al contrario, prevedono l'accesso alla procedura di protezione internazionale anche ai valichi di frontiera, nonché nella acque territoriali e delle zone di transito".
Diversamente, "come e chi deciderà che le persone respinte sono migranti irregolari? Seguendo quali procedure e applicando quali garanzie, in una situazione al collasso come quella greca?", si chiedono le associazioni in relazione agli accordi in discussione.
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