Due mesi fa veniva ritrovato il corpo di Giulio Regeni al Cairo
Sono 533 le sparizioni forzate registrate in Egitto da agosto del 2015 a oggi. In alcuni casi le persone sparite sono ricomparse, alcune con segni di tortura e maltrattamenti, ma di 396 di loro non si sa ancora niente. I dati emergono dalle due ong 'Commissione egiziana per i diritti e le libertà' e 'Centro El Nadim', e vengono riportati dal Corriere della Sera, che oggi dedica agli 'spariti d'Egitto' due pagine nell'edizione cartacea e uno speciale interattivo sul sito, pubblicando tutti i nomi degli scomparsi degli ultimi otto mesi e le storie di 15 di loro. A corredo dello speciale la foto di Giulio Regeni, con sullo sfondo tante piccole foto degli altri scomparsi in Egitto, a evidenziare che quello del ricercatore italiano sparito al Cairo e poi trovato morto con segni di tortura non è un "incidente isolato" come lo ha invece definito il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shourky parlando da Washington.
Le cosiddette sparizioni forzate "nel diritto internazionale riguardano persone arrestate da agenti dello Stato o in borghese e portate in centri di detenzione ufficiali e non, tenute incommunicado e senza comparire di fronte a un giudice", spiega Riccardo Noury di Amnesty International, citato dal Corriere della Sera. Il giornale sottolinea che "entrambe le organizzazioni notano comunque che i nomi e le storie che sono riuscite a documentare costituiscono una stima conservatrice rispetto alla reale portata fenomeno: molte famiglie hanno paura di denunciare le sparizioni, per timore di ritorsioni o nella convinzione che gli attivisti possano fare poco". Le vittime di sparizioni forzate sono persone accusate di appartenere alla Fratellanza Musulmana o di essere dissidenti laici, ma anche persone politicamente non affiliate.
Giulio Regeni, originario di Fiumicello in Friuli, è scomparso al Cairo il 25 gennaio scorso, giorno del quinto anniversario della rivoluzione egiziana di piazza Tahrir che portò alla destituzione di Hosni Mubarak. Ricercatore all'università di Cambridge, nella capitale egiziana si occupava di sindacati egiziani. È stato ritrovato morto la sera del 3 febbraio e dall'autopsia è emerso che è stato ucciso dopo prolungate torture.
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