Il governo nordcoreano ha aperto alcuni ristoranti in Bangladesh, Cambogia, Cina, Birmania e Vietnam, fonti primarie di raccolta di reddito e di valuta straniera per le casse del regime di Kim Jong-un

 Tredici cittadini nordcoreani impiegati in un ristorante all'estero di Pyongyang hanno disertato in massa e hanno chiesto asilo alla Corea del Sud. Lo ha reso noto il governo di Seul spiegando che le dodici donne e un uomo sono riusciti a raggiungere ieri lo Stato sudcoreano da un Paese terzo, senza fornire altri dettagli sulla provenienza e le rotte seguite per raggiungere il Sud a causa di motivi di sicurezza e frizioni diplomatiche con Pyongyang. Il governo nordcoreano ha aperto alcuni ristoranti in Bangladesh, Cambogia, Cina, Birmania e Vietnam, fonti primarie di raccolta di reddito e di valuta straniera per le casse del regime di Kim Jong-un.

Il portavoce del ministero sudcoreano dell'Unificazione, Jeong Joon Hee, ha ananuncaito che Seul ha accettato le richieste di asilo per motivi umanitari. "I lavoratori hanno raccontato di aver deciso di chiedere asilo dopo aver effettuato ricerche sulla vita in Corea del Sud attraverso la televisione, i film e internet, dopo essersi resi conto del carattere ingannevole della propaganda nordcoreana", ha spiegato il portavoce. Si tratta del primo caso conosciuto di una diserzione di massa di lavoratori che di solito fuggono da soli in coppia vista l'alto livello di sorveglianza. Circa 27mila nordcoreani richiedenti asilo politico si sono stabiliti in Corea del Sud negli ultimi sessat'anni.
 

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