La stabilizzazione del Paese al centro della conferenza interministeriale

Vienna (Austria), 15 mag. (LaPresse) – Gli sforzi internazionali per stabilizzare la Libia saranno al centro della conferenza ministeriale che si apre domani a Vienna presieduta dal segretario di Stato Usa, John Kerry e dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni.
Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa austriaca Apa, al vertice parteciperanno i ministri degli Esteri e alti rappresentanti di una ventina di Paesi occidentali e arabi, e quattro organizzazioni internazionali.

Nella cosiddetta 'Conferenza per la stabilità' si discuterà "dell'appoggio internazionale al nuovo governo di unità nazionale libico con una particolare attenzione al tema della sicurezza", aveva precisato il Dipartimento di Stato Usa in una nota pubblicata questa settimana.
Lo stesso governo di unità libico sarà rappresentato dal presidente del Consiglio presidenziale nominato dall'Onu, Mohamad Fayez al Serraj, che da marzo scorso cerca di mantenere la sua autorità nel Paese.

IL CAOS LIBICO. La Libia è sprofondata nel caos dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, destituito e ucciso nell'ottobre del 2001. All'origine del caos, strettamente legato alle risorse del Paese e con un forte impatto sulla sicurezza, è il fatto che le istituzioni del regime di Gheddafi non siano sopravvissute, e non ne siano state create di nuove. Due centri di potere si contendono il controllo del Paese, rivendicando la loro legittimità. I due parlamenti e i governi controllano in realtà parziali zone del territorio, in cui insistono anche 140 tribù e almeno 230 milizie armate. Oltre allo Stato islamico, che occupa la città di Sirte.

Pochi giorni dopo l'ultimo summit internazionale sulla crisi libica, che si è tenuto a dicembre scorso a Roma, rappresentati dei due parlamenti rivali (il Congresso dei deputati di Tobruk, riconosciuto a livello internazionale, e il Congresso Nazionale generale, conosciuto come il 'parlamento ribelle' di Tripoli) hanno firmato a Sjirat in Marocco una accordo di pace che ha portato alla formazione del governo di unità destinato a porre fine alla dualità istituzionale e ai conflitti armati tra le varie milizie presenti nel Paese. Oltre che a frenare l'avanzata dell'Isis, che da Sirte cerca di ampliare la sua zona di influenza a tutta la costa.
Nonostante manchi ancora la legittimità da parte di Tobruk, al Serraj è arrivato con il suo staff di nascosto a Tripoli a fine marzo, dove ora mantiene la sua sede in una base navale.
Da allora la Libia ha tre governi: quello di Tripoli, ribelle; quello di Tobruk, sostenuto dal Parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale; e il terzo 'di unità nazionaleì che nessuno degli altri due riconosce e che è appoggiato dell'Onu e dalla maggior parte delle potenze mondiale nonostante sia privo di legittimità.

Di questa situazione hanno approfittato i gruppi radicali, come il ramo libico dello Stato islamico, che nell'ultimo anno ha ampliato il suo controllo sul territorio annettendo un nuovo affiliato sulla costa del Mediterraneo, al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi).
L'espansione dei jihadisti in Libia è la maggiore preoccupazione per l'Europa, sia per la sua vicinanza geografica sia per la ricchezza di petrolio nella regione.

LA QUESTIONE MIGRANTI. L'obiettivo di arrivare a una pace a di stabilizzare il Paese è anche la chiave di svolta per la crisi dei migranti, perchè l'Unione Europea ha bisogno di un interlocutore affidabile per affontarla e per sconfiggere il traffico di persone.
 

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