La testimonianza di Piero Castellano: Adesso la situazione è pericolosissima, sarà una vendetta che non si fermerà ai militari
"Gli aerei hanno volato tutta la notte sulle nostre teste, sembrava che sparassero alle case. Le vetrine dei negozi vicino al mio appartamento sono rotte e proprio ora sento passare delle camionette con persone armate. Alle 9 si sentivano ancora sparatorie in città ma potrebbero essere anche spari celebrativi. Sicuramente ci sono ancora sacche di resistenza qua e là, anche perché questi golpisti combatteranno fino alla morte. Verso le 7:30 è stato ripreso il controllo del comando generale della Jandarma che è vicino all'epicentro dei combattimenti, a fianco al Parlamento. So che verso le 6 è stato bombardato un gruppo di ribelli che erano ancora fuori il palazzo presidenziale. La situazione è davvero pericolosa, soprattutto per noi occidentali. Solo ad Ankara si parla di una settantina di vittime, un bilancio che non credo sia eccessivo". Piero Castellano, fotoreporter che da cinque anni vive ad Ankara, racconta a LaPresse quello che sta succedendo nella 'sua' città dopo il tentativo di golpe fallito. Castellano è originario della Penisola sorrentina (Napoli) e ha scelto di vivere in Turchia per lavorare come giornalista nonostante le difficoltà. Già il 31 maggio del 2014, durante una manifestazione anti Erdogan era rimasto ferito da un candelotto lacrimogeno.
"Ieri non c'era stata nessuna avvisaglia che sarebbe potuto accadere qualcosa del genere – racconta ancora Piero Castellano -. Ma da un paio di mesi giravano delle voci di un possibile colpo di Stato o qualcosa di simile ad agosto, prima del Consiglio supremo miliare che c'è ogni anno. Anche perché c'era, e c'è ancora, un grande malcontento tra i militari per come vengono condotte le operazioni nel Sud est. L'esercito ha subìto purghe ed epurazioni, è stata costretta al pre pensionamento la maggior parte dei militari della vecchia guardia, non di provata lealtà, sostituiti per motivi politici con ufficiali fedeli a Erdogan. Per cui il malcontento, soprattutto nei militari di grado inferiore, è dovuto al fatto che questi generali non vengono considerati all'altezza della situazione e dello scontro con il Pkk. E infatti questo golpe sembra essere stato capinatanato da colonnelli, maggiori e altri gradi inferiori dell'esercito. Inoltre c'è stata una vera e propria ondata di dimissioni all'interno dell'esercito. Le voci, in questo caso impossibili da verificare, parlano addirittura di un migliaio di militari che si sono dimessi".
Castellano spiega anche che questo è stato un golpe anomalo per come sono stati controllati e attaccati media e social network. "Alcuni – sottolinea il reporter – hanno detto che i social e internet erano inutilizzabili ma io non ho avuto problemi. Infatti uno dei motivi per cui all'inizio si scherzava sulla veridicità del colpo di Stato è perché Twitter e Facebook funzionavano. Quindi ci dicevamo: 'Non può essere un colpo di Stato'. Inoltre i golpisti all'inizio hanno solo mandato una mail a pochissimi giornalisti, non avevano nemmeno un elenco dei reporter stranieri accreditati. Oltre a questo non hanno fatto niente, non c'era nessuna strategia per controllare i media. Hanno occupato il principale giornale indipendente e Cnn Turchia solo alla fine, quando già si era capito che il tentativo era fallito".
Dopo cinque anni la tensione, per Piero Castellano, sta diventando insopportabile. "Adesso la situazione è pericolosissima, sarà una vendetta che non si fermerà ai militari – spiega -. Io per ora non posso uscire di casa. E' probabile che vengano accusati gli occidentali e che ci sia altra retorica xenofoba. Quindi diventerà ancora più difficile lavorare e sto pensando seriamente di spostarmi". Per Piero Castellano c'è anche un'altra possibilità "anche se sinceramente non ci credo molto. Questa potrebbe essere per Erdogan l'occasione per fare pace con la società civile. L'opposizione, compatta, l'ha sostenuto contro i golpisti. Tutta la società civile, anche quella che gli è più ostile, ha condannato il golpe. Potrebbe essere il momento per ripristinare un minimo di stato di diritto e di democrazia reale, quindi potrebbero migliorare le cose. Ma lo dubito fortemente".
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