"Questa misura non è un'amnistia", ha dichiarato su Twitter il ministro Bozdag

Circa 38mila persone detenute nelle carceri turche saranno liberate, nell'ambito di una riforma per il "rilascio monitorato" annunciata mercoledì scorso dal governo. A farlo sapere è stato il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag. La misura viene attuata mentre il sistema carcerario turco è particolarmente sotto pressione, a causa dell'ondata di arresti seguita al fallito golpe del 15 luglio.

"Questa misura non è un'amnistia", ha dichiarato su Twitter il ministro Bozdag, che non ha precisato le motivazioni per cui il governo ha deciso la riforma. Tuttavia, è noto che negli ultimi 15 anni il sistema carcerario è stato sotto pressione a causa del sovraffollamento: a marzo i detenuti erano 188mila, 8mila in più della capacità prevista. Ciò mesi prima del fallito colpo di stato, dopo il quale migliaia di persone sono state arrestate.

Il provvedimento è descritto nei due nuovi decreti pubblicati oggi nella Gazzetta ufficiale, nell'ambito dello stato di emergenza dichiarato il 21 luglio. Secondo la riforma, chi deve scontare ancora sino a due anni di carcere potrà godere della libertà condizionale, mentre saranno esclusi i condannati per terrorismo, omicidio, crimini violenti o sessuali. Per aver diritto alla scarcerazione, i detenuti dovranno inoltre aver scontato almeno metà della loro pena.

Intanto il Paese ha deciso di rimuovere più di 2mila ufficiali di polizia e centinaia di componenti dell'esercito e dell'autorità per le comunicazioni Btk, sempre in relazione al fallito golpe. I decreti, pubblicati nella Gazzetta ufficiale, includono anche la decisione secondo cui il presidente deciderà il capo delle forze armate.

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Solo ieri inoltre la polizia turca ha lanciato perquisizioni simultanee in 44 società a Istanbul, nei quartieri di Uskudar e Umraniye, e diramato mandati d'arresto per 120 manager. Dal 15 luglio oltre 35mila persone sono state fermate e per 17mila di loro è stato confermato l'arresto; decine di migliaia di altre persone sono state invece sospese dal servizio nelle purghe all'interno di esercito e sistemi di istruzione e giustizia.

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