I nostri quasi compaesani se la prendono comoda e non sono così determinati a entrare nei seggi per esprimere la loro preferenza
È il giorno della verità. E New York è uno degli Stati in cui si giocherà la partita decisiva tra Hillary Clinton e Donald Trump. Contano le etnie: ispanici, neri e italiani soprattutto. Per chi voteranno? Nel cuore di Little Italy, vicino a Soho, gli italo-americani sono in fila, alle 11 del mattino, per entrare nel seggio elettorale a depositare la scheda. "Berlusconi al confronto di Trump sembra Cavour", dice Carmelo, manager di uno dei ristoranti più importanti del quartiere. Il suo locale si chiama 'Ferrara' e lui vive negli Stati Uniti da 40 anni.
"Io voto Clinton, è il male minore anche perché dei due (Hillary-Donald) non ne facciamo uno buono". Ci pensa un po' e aggiunge: "Gli americani sono imprevedibili tutto può cambiare fino all'ultimo minuto. Per noi italiani non so cosa cambierà. Lavoriamo sodo e non badiamo a tutto quello che si dice. In Italia avete sempre criticato Berlusconi ma i miei parenti sostengono che quando avevate Craxi e Berlusca sono stati i momenti belli del Paese, ora mi sembra che si parla tanto e basta…Trump non è Berlusconi, l'unica cosa che li avvicina è la passione per le donne".
Armando accompagna la zia al point elettorale. Dice: "Io non voto, mia zia sì. Ma sceglierà Trump per me: io sono giovane e con Trump avremo più possibilità. Con la Clinton peggiorerà tutto".
Ma lei vive qui? "E' la terza volta che vengo negli Usa con permessi di tre mesi. Trump ha promesso che regolerà l'immigrazione a vantaggio di chi lavora veramente. Io sono di Salerno e mi ricordo che con Berlusconi in Italia stavamo meglio".
Le scuole dove sono stati allestiti i point elettorali non sono presidiate dalla polizia. Ed è una stranezza vista la violenta campagna elettorale con scontri tra fazioni avverse. Ma il capo della polizia di New York ha annunciato ieri il dispiegamento di 5mila agenti nella Grande mela. In realtà, a dispetto del nome, a Little Italy gli italiani non sono più maggioranza e soprattutto svolgono un ruolo diverso. Predominano i cinesi tutti in fila pronti a votare. I nostri quasi compaesani se la prendono comoda e non sono così determinati a entrare nei seggi per esprimere la loro preferenza.
Una famiglia di origine calabrese sorseggia un caffè in un bar di amici napoletani prima di andare a votare. Il padre Giuseppe, Beppe per gli amici, ultrasettantenne, la moglie Lucia Maria, il figlio Clarke, cinquantenne e la moglie Ivana di pochi anni più giovane guardano i nipoti che sono nati a New York. "Queste elezioni sono veramente strane – dicono all'unisono – non sappiamo chi vincerà ma a noi interessa soprattutto che ci sia il lavoro".
Papà Giuseppe sostiene che "Trump è un pagliaccio, spregiudicato, vuole solo la gloria non pensa alla futuro degli americani ma alla sua immagine. Ma la Clinton sarà capace? Non lo sappiamo, si vede che non sta bene in salute ma rimane il male minore, non possiamo farci governare da Trump".
E mentre si incamminano verso il seggio, si girano verso di noi salutandoci con un gesto della mano: "gli italiani che conosciamo voteranno per Hillary".
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