Nel filmato la conversazione tra il ricercatore e Mohamed Abdallah, l'uomo che lo denunciò alla polizia

Un video girato da Mohamed Abdallah, uno dei capi del sindacato degli ambulanti sul quale Giulio Regeni compiva le sue ricerche, dimostra non solo che il ricercatore ucciso in Egitto un anno fa era attenzionato dalla polizia, ma che qualcuno, con tutta probabilità, tentò di incastrarlo.

Nel video trasmesso da una tv egiziana e conosciuto dagli inquirenti dei due Paesi, Abdallah chiede di poter utilizzare a fini personali, per la sua famiglia, fondi che Giulio voleva ottenere tramite borse di studio da destinare al sindacato. Il giovane nega fermamente di poter accontentare il sindacalista, ma lui insiste, per quasi un'ora.

Il video, sottolineano gli inquirenti, non è di tipo amatoriale ma arriva da una microcamera nascosta nell'abito di Abdallah, l'uomo che denunciò Giulio alla polizia.

Il filmato dura un'ora e 55 minuti, e secondo chi indaga può essere stato realizzato solo con apparecchiature in dotazione alla polizia. La telecamera viene accesa quasi un'ora prima del colloquio con il ricercatore, dettaglio questo che dimostra una volta di più il fatto che non si tratti di un video amatoriale, girato con un videotelefono.

Giulio non sa di essere ripreso: il colloquio  avviene il 6 gennaio, in un bar del quartiere Ramses del Cairo, e questo è un altro dettaglio importante per le indagini perché contraddice la ricostruzione fatta nell'autunno scorso dal procuratore della Repubblica Araba d'Egitto Nabil Ahmed Sadek, secondo la quale Abdallah avrebbe denunciato la prima volta Giulio il 7 gennaio 2016.

Invece è evidente che Abdallah aveva parlato di Giulio alla polizia prima di quella data, nell'intervallo compreso tra la riunione del sindacato cui Giulio aveva partecipato, unico europeo presente, a metà dicembre del 2015 e il 6 gennaio, giorno in cui Abdallah probabilmente indirizzato dalla polizia fece la chiacchierata con il giovane.

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