L'accusa è aver cercato di rovesciare l'ordine costituzionale
È iniziato oggi in Turchia il maxi processo per il fallito golpe contro il governo, del 15 luglio 2016. Alla sbarra circa 330 persone, tra cui militari di alto rango, che rischiano l'ergastolo, come chiede la procura. L'accusa è aver cercato di rovesciare l'ordine costituzionale, il governo e il Parlamento. Su di loro pende anche l'accusa di omicidio, così come quella di appartenere a una organizzazione terroristica, in riferimento alla rete del religioso islamista Fethullah Gülen, che vive in esilio in Usa ed è accusato dal governo di Ankara di essere la mente del golpe.
Nella prima udienza uno degli imputati, il militare Abdulkadir Kahraman, ha dichiarato che la notte del golpe il suo comandante riunì 48 cadetti e disse loro che la situazione nel Paese era "complicata", che c'era stato un attentato terroristico e che dovevano "tenersi pronti". Un altro accusato, il cadetto Ahmet Tamur, ha spiegato che un comandante parlò loro di un attacco condotto dall'estero, dicendo che le forze armate dovevano "garantire la sicurezza della gente" e che, se necessario, avrebbero dovuto utilizzare le armi. Vari militari hanno confermato la versione secondo cui i rispettivi superiori giustificarono l'operazione militare parlando di minaccia terroristica.
Nella notte del 15 luglio scorso alcune unità militari lasciarono le caserme e presero il controllo di alcuni punti strategici del Paese, come i due ponti sul Bosforo a Istanbul e gli aeroporti internazionali della stessa Istanbul e di Ankara. I golpisti bombardarono con gli elicotteri il palazzo presidenziale, il Parlamento e la direzione di sicurezza di Ankara. A Istanbul, invece, i militari aprirono il fuoco contro gruppi di persone scese in piazza per manifestare contro il golpe. In quella notte morirono 248 persone.
Dal giorno del fallito colpo di Stato, il governo ha lanciato un stretta alle libertà di stampa e migliaia di presunti membri della rete Gülen sono stati arrestati o destituiti. La maggior parte sono membri delle forze armate, ma molti sono anche dipendenti pubblici, come professori, giudici, poliziotti. Inoltre, a inizio anno il Parlamento ha votato a favore della riforma della Costituzione che istituisce di fatto un sistema presidenziale, dando maggiori poteri all'uomo forte, il capo di Stato Recep Tayyip Erdogan. La riforma dovrà essere ratificata da un referendum il prossimo 16 aprile.
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