La manifestazione è partita da Ankara a metà giugno contro la condanna a 25 anni di un membro del partito Chp
"L'ultimo giorno della nostra 'marcia della giustizia' è un nuovo inizio, un nuovo passo" e "romperemo il muro della paura". Si è rivolto con queste parole alle centinaia di migliaia di persone scese in piazza a Istanbul il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu, del partito Chp, parlando al termine della marcia di 25 giorni che lo ha portato da Ankara a Istanbul, accompagnato di volta in volta da chi si univa a lui per protestare contro il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, e in particolare contro le purghe seguite al fallito golpe del 2016. Kilicdaroglu aveva lanciato l'iniziativa della 'marcia della giustizia' dopo la condanna a 25 anni di un membro del suo partito, Enis Berberoglu, accusato di spionaggio: il primo deputato del Chp a essere imprigionato nell'ambito delle purghe.
Il comizio di Istanbul è stato l'apice della protesta, dopo i 425 chilometri percorsi. I manifestanti sventolavano bandiere turche e portavano cartelli in cui si chiedeva 'Giustizia'. Se nelle prime tappe della marcia il sostegno a Kilicdaroglu era stato modesto (dopo cinque giorni si erano raccolte intorno a lui solo mille persone), in questa tappa conclusiva – che per il leader del Chp segna però un nuovo inizio – con lui c'erano centinaia di migliaia di persone. 'Diritti, legge, giustizia', intonavano i dimostranti.
In Turchia "l'era in cui viviamo è una dittatura", ha denunciato Kilicdaroglu. Che ha avanzato al governo delle richieste: eliminare lo stato d'emergenza che è stato dichiarato dopo il fallito golpe, rilasciare le decine di giornalisti attualmente agli arresti e ripristinare l'indipendenza della magistratura. Nell'ambito delle purghe post golpe sono state arrestate circa 50mila persone e sono stati sospesi dal servizio 150mila dipendenti fra cui insegnanti, giudici e soldati. Ma per il governo la repressione e i cambiamenti apportati alla Costituzione con il referendum di aprile, che hanno dato a Erdogan più poteri, sono necessari per affrontare sfide e minacce alla sicurezza
Tra la folla, la gente si diceva rincuorata dalla partecipazione alla protesta. "C'è in ballo il futuro" e "vedere questa folla ha fatto fiorire le mie speranze", ha detto Beyhan, dipendente pubblico di 50 anni. Samet Burak Sari, studente universitario di 21 anni, che è finito per un mese in carcere per avere definito Erdogan un terrorista su Twitter, pensa che si tratti della terza volta che l'opposizione scende in piazza con numeri così elevati: la prima volta fu nelle proteste di Gezi Park del 2013, poi ad aprile scorso per il referendum che ha approvato di misura il rafforzamento dei poteri di Erdogan, e infine oggi alla 'marcia della giustizia' a Istanbul.
Fonte Reuters-Traduzione LaPresse
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