L'ex presidente: Ricorrerò in appello
L'ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva è stato condannato a nove anni e mezzo di carcere per corruzione da un tribunale di primo grado, in relazione allo scandalo Petrobras. La sentenza è stata letta dal giudice Sergio Moro, responsabile delle indagini sulla trama di corruzione legata alla compagnia petrolifera statale. Lula è stato dichiarato colpevole di corruzione passiva e riciclaggio di denaro.
"Per oltre tre anni, Lula è stato soggetto a un'indagine politicamente motivata", "nessuna prova credibile di colpevolezza è stata prodotta, e schiaccianti prove della sua innocenza palesemente ignorate", quindi sarà presentato ricorso. Lo hanno dichiarato i legali dell'ex presidente, che rimane libero in attesa del secondo grado. "Sergio Moro ha dato ascolto ai mezzi di comunicazione e all'opinione pubblica che si è schierata contro Lula. Lo ha condannato senza prove! Vergognoso", ha scritto su Twitter la presidente del Partito dei lavoratori (Pt), Gleisi Hoffmann, a proposito della condanna.
E' la prima condanna pronunciata nei confronti di Lula, chiamato in causa in altri cinque processi penali aperti dalla giustizia, in gran parte legati al caso Petrobras. Nel processo legato alla sentenza di oggi, Lula era accusato per il sospetto che avesse ricevuto 3,7 milioni di reais (1,1 milioni di dollari) in tangenti per contratti siglati tra il costruttore Oas e Petrobras. Il pagamento avrebbe preso tra l'altro la forma del restauro di un appartamento a Guarujà, nello Stato di San Paolo.
L'immobile compare nei registri come proprietà della compagnia Oas, tra quelle implicate nell'operazione Lava Jato, ma secondo l'accusa il vero proprietario sarebbe Lula che lo avrebbe ricevuto in cambio di 'favori'. Nonostante la condanna, il politico brasiliano potrà candidarsi nelle elezioni generali del 2018: gli sarà impossibile solo se il verdetto sarà confermato in secondo grado. Attualmente Lula è il favorito nei sondaggi e, sebbene non lo abbia ufficializzato, ha espresso più volte il suo desiderio di tornare a candidarsi.
Oltre alle cause già aperte, potrebbe però dover affrontare altri sei processi, sulla base di confessioni fatte da ex dirigenti del gruppo Odebrecht, ed è chiamato in causa da rivelazioni di dirigenti del gruppo Jbs. In quest'ultimo caso, sulla base delle testimonianze dei proprietari dell'impresa, la procura ha presentato denuncia formale per corruzione passiva anche contro l'attuale presidente, Michel Temer, che potrebbe essere sospeso se il Congresso darà l'assenso all'inizio del processo penale.
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