Lo fa sapere il suo avvocato. Tajani (presidente Parlamento Ue): "Non è un perseguitato politico, la Ue non c'entra"
L'ex presidente del governo della Catalogna Carles Puigdemont "non andrà a Madrid" domani per comparire davanti alla Corte Nazionale. Lo ha annunciato al quotidiano olandese NOS il suo avvocato che ritiene che il suo cliente "non avrà un processo equo" in Spagna. Lo stesso avvocato, il belga Paul Bekaer, ha chiesto che il governatore sia interrogato in Belgio. La Corte Nazionale ha convocato Puigdemont e tredici altri membri del governo catalano per giovedì alle nove, in relazione ai reati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici. Con Puigdemont in Belgio ci sono i ministri deposti Meritxell Borras, Meritxell Serret, Toni Comin e Clara Ponsati, mentre restano in Catalogna Oriol Junqueras, Jordi Turull, Raul Romeva, Josep Rull, Carles Mundo, Dolors Bassa, Joaquim Forn e Lluis Puig. I primi quattro hanno ugualmente chiesto di esser ascoltati in Belgio,
Nella conferenza stampa di martedì a Bruxelles, Puigdemont aveva detto: "Non ho mai pensato di lasciare il governo della Catalogna, non sfuggirò alla giustizia e non ho chiesto asilo politico". Bekaer aveva aggiunto: "Abbiamo chiesto di non fare una richiesta di asilo, ma di lottare contro qualsiasi estradizione".
Intanto, sempre da Bruxelles, l'Unione Europea fa sapere che per quanto la riguarda, il governatore catalano non è un perseguitato politico e che, allo stato, il caso non si pone. Il giudizio arriva per bocca del presidente del Parlamento, Antonio Tajani in un'intervista al Corriere della Sera: "Carles Puigdemont è giunto a Bruxelles da cittadino europeo, nel cuore dell'Europa. In quanto tale, gode di tutte le nostre libertà e garanzie, può viaggiare come e dove crede. Non è un perseguitato politico. Non vive in dittature come la Corea del Nord o il Venezuela. Bensì viene da una grande democrazia, quale è quella spagnola. Però ha violato sia le leggi catalane che quelle spagnole, ha violato la Costituzione di un Paese democratico che fa parte dell'Unione europea. Stiamo a vedere, non sappiamo con precisione cosa Puigdemont intenda fare".
Alla domanda se spetti all'Unione intervenire e risolvere il conflitto, Tajanio ha risposto così: "Non credo tocchi all'Europa. Se cresce un motivo di scontro tra Luca Zaia e il governo Gentiloni, oppure tra la Borgogna e Parigi, non sarebbe certo compito dell'Europa cercare di risolverlo – sottolinea – Si tratterebbe di affari interni italiani o francesi. Così in linea di principio il futuro del leader indipendentista catalano è una questione interna spagnola. Lui ha tentato un colpo di mano illegale, non aveva neppure la maggioranza adatta per tenere il referendum sull'indipendenza. Ha commesso errori molto gravi ed è rovinosamente finito in un vicolo cieco".
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