Gerusalemme, Trump: “Momento di riconoscerla capitale di Israele”

Gli Usa sosterranno la soluzione a due Stati se ci sarà accordo tra le parti. Netanyhau: "Momento storico". Abbas: "Usa non sono mediatori di pace"

Il presidente americano Donald Trump sfida i moniti e l'opposizione internazionale e annuncia: gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme come capitale d'Israele e vi trasferiranno l'ambasciata. Nel dare l'annuncio, però, ha anche insistito sul fatto che Washington non abbandona l'impegno per una soluzione al conflitto israelo-palestinese e continua a sostenere la soluzione a due Stati.

Le reazioni di condanna e allarme sono arrivate da tutto il mondo, legate alla stabilità regionale e alle ripercussioni sulle possibilità di pace, dopo che l'ultimo giro di colloquì fallì nel 2014. Con la decisione di Trump, gli Usa diventano l'unico Paese al mondo a riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele, dove nessuna nazione ha un'ambasciata (l'Onu lo chiese nel 1980).

Qualche protesta è già avvenuta a Gaza nel pomeriggio di mercoledì, mentre le fazioni palestinesi hanno dichiarato tre giorni di collera da oggi e Hamas ha indetto una giornata di proteste per venerdì, in cui si temono scontri a Gerusalemme, in Cisgiordania e alla frontiera con la Striscia di Gaza. E dopo che ieri il consolato americano a Gerusalemme aveva chiesto ai connazionali precauzioni e imposto restrizioni, Reuters ha dato notizia di un dispaccio inviato dal dipartimento di Stato Usa alle sue ambasciate nel mondo, chiedendo ai funzionari di rinviare qualsiasi viaggio non essenziale in Israele, Gerusalemme e Cisgiordania sino al 20 dicembre.

IL DISCORSO DI TRUMP. Parlando alla Casa Bianca, Trump ha definito la sua decisione "necessaria da tempo", sottolineando che i predecessori avevano "sempre fatto questa promessa" e non l'avevano mai mantenuta. "E' il momento di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele", ha detto, "l'inizio di un nuovo approccio al conflitto israelo-palestinese", "nel miglior interesse degli Usa e della ricerca della pace". Una netta rottura con le politiche precedenti, ma ha garantito che gli Usa restano impegnati per una soluzione a due Stati e ha insistito sul fatto di non voler decidere quanta parte di Gerusalemme debba costituire la capitale israeliana, non escludendo così che Gerusalemme Est possa diventare capitale di un futuro Stato di Palestina. "Intendo fare tutto ciò che è in mio potere per arrivare a un accordo", ha poi aggiunto.

IL NO DEI PALESTINESI. Per Abbas, che ha parlato in tv poco dopo Trump, la decisione "viola tutti gli accordi internazionali e le risoluzioni bilaterali", e Gerusalemme resta "l'eterna capitale dello Stato di Palestina". Inoltre, ha sottolineato che il gesto di Trump costituisce il ritiro degli Usa dal ruolo di sponsor del processo di pace. Saeb Erekat, leader dell'Olp e a lungo negoziatore, ha aggiunto che Trump ha di fatto "distrutto la soluzione a due Stati", "gettando la regione intera nel caos". Per Ismail Radwan di Hamas, citato dai media internazionali, "la decisione apre le porte dell'inferno" per gli Usa nella regione.

ISRAELE ESULTA. Pochi minuti dopo il discorso di Trump, online è apparsa una dichiarazione video registrata di Netanyahu. "Questo è un giorno storico", ha detto, "chiedo a tutti gli Stati che vogliono la pace di unirsi agli Usa nel riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana e nello spostare le loro ambasciate". E ha aggiunto, sottolineando che continuerà a collaborare con Trump, che "qualsiasi accordo di pace con i palestinesi deve includere Gerusalemme come capitale di Israele".

LE CONDANNE DAL MONDO ARABO. L'Egitto, tra i principali partner americani nella regione e unico Paese che con la Giordania ha firmato un trattato di pace con Israele, ha respinto la decisione di Trump esprimendo "preoccupazione per le conseguenze" regionali. La Giordania, che ha ruolo di custode dei luoghi sacri ai musulmani a Gerusalemme Est, ha parlato di una "violazione della legge internazionale" e della posizione Onu secondo cui lo status "va deciso tramite negoziati". Condanne anche, tra gli altri, da Libano, Turchia e Marocco. Una riunione d'emergenza della Lega araba è convocata per sabato, mentre l'Organizzazione della cooperazione islamica si riunirà a Istanbul il 13 dicembre. "Dovremmo invocare e lavorare per il lancio di una intifada" contro Israele, ha dichiarato il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, in un discorso a Gaza. 

ALLARME INTERNAZIONALE. Per il segretario generale Onu, Antonio Guterres, "non c'è alternativa alla soluzione a due Stati", lo status finale di Gerusalemme deve essere deciso in negoziati diretti tra Israele e palestinesi. L'alta rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, ha espresso "grave preoccupazione" per "le possibili ripercussioni sulle prospettive di pace". Condanne anche, tra gli altri, dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla premier britannica, Theresa May. Il premier Paolo Gentiloni ha twittato: "Gerusalemme città santa, unica al mondo. Il suo futuro va definito nell'ambito del processo di pace basato sui due Stati, Israele e Palestina".