Il social: "Interrotte le campagne di disinformazione messe in atto da Iran e Russia"

Facebook ha annunciato di aver bloccato campagne di disinformazione con origine in Iran e Russia, cancellando 652 profili, gruppi e pagine ritenuti fasulli. Parte di un piano destinato a influenzare e provocare caos in vista delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti e del voto in altre nazioni.

Il ceo Mark Zuckerberg ha descritto le pagine rimosse, anche su Instagram, come parte di "reti di account che ingannano le persone" in modo coordinato. "Alcune di queste attività avevano origine in Iran, altre in Russia", ha sottolineato Facebook sul suo blog, dopo che la compagnia è stata duramente criticata per non aver agito a sufficienza contro questo tipo di violazioni nella campagna per le presidenziali americane del 2016.

L'intelligence Usa aveva infatti rilevato che operatori russi si erano serviti di Facebook, tra gli altri, per tentare di influenzare le elezioni che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca. Mentre in vista del voto di midterm sono già emerse denunce di nuove azioni d'ingerenza russe, Facebook sottolinea di "bandire questo tipo di comportamenti, perché vogliamo che le persone abbiano fiducia nelle connessioni che stabiliscono" sul social network. "E' una sfida permanente, perché i responsabili sono determinati e hanno mezzi economici importanti", ha aggiunto.

Le pagine chiuse si rivolgevano agli utenti di Medioriente, America Latina, Usa, Regno Unito e altri. Facebook è stato allertato da un'azienda specializzata in sicurezza informatica dell'esistenza di pagine controllate da un gruppo chiamato 'Liberty Front Press', che sarebbe legato "a media di Stato iraniani", tra cui Press Tv. I primi account di 'Liberty Front Press' sono stati creati nel 2013 e si sono concentrati su Usa e Regno Unito, senza mai rivelare il legame con Teheran, scrive Facebook, che dice di aver condiviso le informazioni con le autorità americane e britanniche.

Altre pagine sono state chiuse perché "legate a fonti identificate in precedenza dal governo americano come pilotate dai servizi d'intelligence militari russi". Il responsabile della cybersicurezza, Nathaniel Gleicher, ha sottolineato che l'analisi dei contenuti prosegue. "Mentre questi attori sono alcuni di quegli stessi attori malvagi che eliminammo per attacchi informatici prima delle elezioni Usa 2016, la recente attività si è concentrata sulle politiche in Siria e Ucraina", ha proseguito. Erano associati a Inside Syria Media Center, che l'Atlantic Council e altre organizzazioni hanno rilevato abbia diffuso in segreto contenuti pro-Mosca e pro-Assad. Il

senatore americano Richard Burr, repubblicano che presiede la commissione Intelligence, ha parlato di una dimostrazione ulteriore "che l'obiettivo di queste campagne straniere sui social media è seminare discordia" e che "Mosca non è l'unico attore straniero ostile che sviluppa questa capacità". Il 5 settembre al Senato si terrà un'udienza sui tentativi dall'estero di sfruttare i social media per influenzare le elezioni, cui prenderà parte anche Facebook. "Sappiamo che il 2018 è un anno elettorale molto importante, non solo negli Usa", ha affermato Zuckerberg, "quindi la questione è molto seria, questa è una massima priorità per la compagnia".

A luglio, Facebook ha chiuso oltre 30 pagine e account fasulli, coinvolti in un presunto tentativo "coordinato" di influenzare l'opinione pubblica su questioni politiche in vista delle elezioni di midterm, ma non aveva identificato la loro origine. Aveva dichiarato che quegli account, e quelli loro collegati su Instagram, non potevano essere legati alla Russia. Ieri, intanto, Microsoft ha accusato hacker russi al servizio del Cremlino di aver preso di mira organizzazioni conservatrici americane, con la conseguente chiusura di sei falsi nomi di dominio creati dal gruppo Fancy bear, ritenuto controllato dai servizi di Mosca. 

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