Per l'esponente del PSL 46% dei voti, l'avversario di sinistra si ferma al 29%. Il 28 ottobre il secondo turno: per gli analisti la partita è aperta

Tutto rimandato al 28 ottobre. Resta incerto il destino del Brasile all'indomani delle elezioni presidenziali. Il primo turno ha visto trionfare il candidato di estrema destra, Jair Bolsonaro, nostalgico della dittatura militare e per questo soprannominato dall'opposizione 'BolsoNazi', con oltre il 46%. Ma l'ex comandante dell'esercito non è stato eletto al primo turno come sperava. Al ballottaggio il 28 ottobre, dunque, dovrà affrontare il candidato di sinistra Fernando Haddad, del Partito dei lavoratori (PT), quello di Lula e Dilma Rousseff, che si è fermato al 29%.

Al momento Bolsonaro sembra a un passo dall'elezione ma, nonostante un sorpasso di Haddad sembri difficile, non è impossibile. Se è vero che fra i due sono stati registrati circa 17 punti di scarto, è anche vero che per gli analisti la partita del secondo turno è aperta: i voti andati domenica agli altri 11 candidati in corsa dovranno essere per forza di cose ricollocati, e non è ancora chiaro come. Per certo si sa che andranno a Haddad le preferenze di Ciro Gomes, il candidato di centro-sinistra arrivato terzo con il 12,5% dei voti: ha assicurato infatti che continuerà a "lottare per la democrazia e contro il fascismo".

Poco prima della pubblicazione dei risultati definitivi, Bolsonaro ha citato "problemi con il voto elettronico". "Sono certo che se non ci fosse stato, già stasera avremmo avuto il nome del presidente della Repubblica", ha detto il 63enne in un video pubblicato su Facebook, senza però fornire dettagli né spingersi a evocare una "frode". Quanto a Haddad, una volta appreso che sarebbe passato al secondo turno ha dichiarato: "Vogliamo unire i democratici di questo Paese" e "vogliamo un grande progetto per il Brasile, profondamente democratico, che cerchi instancabilmente la giustizia sociale".

Haddad si recherà nelle prossime ore a Curitiba, nel sud del Paese, per incontrare il suo mentore, l'ex presidente Ignacio Lula da Silva, che è detenuto nel carcere di questa città, dove da aprile sconta una piena a 12 anni e un mese per corruzione. Lula, icona della sinistra brasiliana, solo quattro settimane fa ha scelto Haddad per sostituirlo nella corsa per le presidenziali quando fu dichiarato definitivamente incandidabile. A questo punto dovranno elaborare insieme la strategia del PT in vista del 28 ottobre. Da oggi, probabilmente, Bolsonaro e Haddad proveranno ad aprirsi maggiormente verso il centro. Al termine di una campagna per il primo turno che lascia un Paese polarizzato verso gli estremi, in vista del ballottaggio hanno bisogno di catturare consensi al centro.

Bolsonaro – noto per le sue frasi misogine, omofobe e razziste – secondo gli analisti dovrebbe mantenere un profilo basso. Haddad, dal canto suo, dovrà tenere conto dei tanti dei 147 milioni di brasiliani che imputano al suo partito le responsabilità della situazione attuale. Il PT, che ha vinto le ultime quattro elezioni ed è al potere da 13 anni, è ritenuto da molti responsabile di mali del Paese: disoccupazione, crisi economica, corruzione e problemi di sicurezza. 

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