La premier ha spiegato che l'intesa è il risultato di negoziati molto difficili, di lunghi incontri in questi ultimi due anni

Dopo una riunione di cinque ore con i suoi ministri, la premier britannica Theresa May annuncia il sì del governo alla bozza di accordo tecnico con l'Unione europea sulla Brexit. Fuori dal numero 10 di Downing Street, May ha parlato di un "lungo, dettagliato e appassionato dibattito", per poi confermare la "decisione collettiva" del governo.

Per la leader conservatrice, che affronta una durissima opposizione sia tra i suoi Tory sia nell'opposizione, si tratta della miglior "soluzione che potesse esser negoziata", con una decisione "non presa alla leggera" e assunta "nell'interesse nazionale", perché il Paese possa "riprendere il controllo". La premier, prevedendo "giorni difficili" quando porterà quel testo in Parlamento, ha anche confermato che domani (giovedì) vi terrà una nuova dichiarazione, "pronta" a spiegare le decisioni del suo esecutivo. L'intesa è decisiva nella roadmap del divorzio, perché sia previsto un periodo di transizione sino al dicembre 2020 e si eviti uno strappo lacerante che avrebbe ricadute sull'economia e sulla vita dei cittadini britannici ed europei. L'intesa, raggiunta a livello tecnico martedì, arriva dopo un anno e mezzo di difficili negoziati con cui le parti hanno dovuto decidere come mettere fine alla presenza del Regno Unito nel blocco comunitario.

L'approvazione del governo era indispensabile per procedere con i passi successivi, mentre un vertice straordinario dei leader europei si terrà probabilmente il 25 novembre. Resta poi la 'ghigliottina' del Parlamento di Londra, dove ottenere la luce verde per May sarà ancor più difficile che nel governo, visto che i media britannici ritengono non abbia al momento la maggioranza necessaria. L'ok del Parlamento europeo e di quello di Londra è necessario per ratificare l'accordo, prima della data del divorzio fissata al 29 marzo 2019. Si è invece conclusa dopo tre ore la riunione del pomeriggio a Bruxelles tra i 27 ambasciatori dei Paesi europei (escluso il Regno Unito), che hanno discusso i progressi sulla Brexit.

Il capo negoziatore europeo Michel Barnier, dopo il discorso di May, ha commentato: "Una soluzione è stata trovata per evitare la frontiera rigida" tra Irlanda e Irlanda del Nord e consentirà ai cittadini "di vivere come prima nei loro Paesi di residenza". Il punto più delicato e più divisivo dei negoziati è stato infatti il confine irlandese, con l'obiettivo di evitare di ripristinare un 'hard border', una frontiera con controlli e regole che farebbero temere per la pace legata agli Accordi del venerdì santo del 1998. La soluzione sarebbe quindi un accordo doganale per tutto il Regno Unito, con una sorta di mercato unico per l'Irlanda del Nord. La leader del Dup, Arlene Foster, il cui partito unionista nordirlandese è fondamentale per la maggioranza assoluta nel governo May, ha detto di attendere delucidazioni in merito, annunciando però un voto contrario se il testo "spezzasse il Regno Unito". Boris Johnson, ex ministro 'Brexiteer', aveva già promesso di opporsi: quest'intesa trasformerebbe il Paese in "uno Stato vassallo" dell'Ue, aveva detto, chiedendo un "ammutinamento nel governo".
 

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