Il sacrificio della premier per ottenere un divorzio ordinato. Bercow nega un terzo voto, ma il Parlamento boccia tutte e 8 le proposte di piano B

"Sono pronta a lasciare l'incarico in anticipo rispetto al previsto per assicurare una Brexit ordinata". La premier britannica, Theresa May, è disposta a sacrificare la sua poltrona pur di portare a casa il divorzio del Regno Unito dall'Unione Europea. Alla riunione con i deputati Tory alla Camera dei Comuni, May ha offerto le sue dimissioni in cambio del via libera al suo accordo sulla Brexit, già bocciato dal Parlamento due volte.

"So che c'è il desiderio di un approccio nuovo – e di una nuova leadership – nella seconda fase dei negoziati sulla Brexit – e non ostacolerò questo", ha dichiarato May ai suoi, riferendosi alla prossima fase negoziale che dovrà determinare la natura delle future relazioni Londra-Ue post divorzio. "Sono pronta a lasciare questo incarico prima del previsto per fare ciò che è giusto per il nostro Paese e per il nostro partito", ha proseguito May secondo Downing Street, concludendo poi: "Chiedo a tutti coloro che sono in questa stanza di appoggiare l'accordo in modo che possiamo portare a termine il nostro compito storico – cioè quello di portare a compimento la decisione del popolo britannico e lasciare l'Unione europea con un'uscita ordinata e tranquilla".

Qualche dettaglio più preciso sulla tempistica delle dimissioni è giunto da una fonte del numero 10 di Downing Street, citata da Sky News: l'iter per eleggere un nuovo leader conservatore, e quindi un nuovo primo ministro, verrà avviato solo dopo la Brexit, che se i deputati effettivamente approveranno l'accordo di May questa settimana dovrebbe avvenire il 22 maggio. Fino al completamento di quell'iter, May resterà premier.

L'intervento di May ha già ottenuto qualche risultato: diversi brexiteers, finora contrari all'accordo perché reputato troppo soft, hanno cambiato opinione e lo appoggeranno; fra loro c'è l'ex ministro degli Esteri Boris Johnson. Chi invece è irremovibile è il partito unionista nordirlandese Dup, alleato di governo di May, che ribadisce il suo no: "I primi ministri vanno e vengono" ma le questioni commerciali e costituzionali toccate dall'accordo di ritiro restano, hanno fatto sapere. 

Nel frattempo la Camera dei Comuni ha approvato una modifica della data della Brexit nella legge britannica, con 441 voti a favore e 105 contrari. Rimuovendo la data iniziale del 29 marzo, per la quale May aveva già ottenuto un rinvio dai partner Ue, la modifica prevede una Brexit il 22 maggio se il Parlamento approverà entro questa settimana l'accordo di May oppure il 12 aprile se l'accordo non verrà approvato. Opzione che implicherebbe la partecipazione alle elezioni europee di maggio. Oppure, ci sarà un'uscita senza accordo, cioè si concretizzerebbe lo scenario di no deal.

May vorrebbe portare in aula per la terza volta il suo accordo tra giovedì o venerdì, solo se riterrà di avere chance di vincere. Ma il presidente della Camera dei Comuni John Bercow ha confermato che il testo non potrà essere ripresentato senza variazioni dal momento che quell'accordo è già stato bocciato due volte (una a metà gennaio e una a marzo). Ma è stallo in Parlamento: nessuna delle 8 proposte di piano B alternative all'accordo di May è riuscita a ottenere la maggioranza alla Camera dei Comuni.

Le opzioni più votate sono state quella per un'uscita dall'Ue con però un'unione doganale, proposta dal deputato Tory Ken Clarke e che ha raccolto 264 sì e 272 no, e quella per un secondo referendum per sottoporre a voto pubblico qualunque accordo di ritiro, proposto dalla laburista Margaret Beckett e che ha raccolto 268 sì e 295 no. Sky News sottolinea che queste due opzioni, in ogni caso, sono riuscite a ottenere più voti di quanti ne abbia mai raccolti l'accordo di divorzio presentato da May. 

Queste erano tutte le alternative al vaglio dei deputati britannici:

1) Brexit con no deal – cioè uscita dall'Ue il 12 aprile senza un accordo;
2) Mercato comune 2.0 – cioè il Regno Unito si unirebbe allo Spazio economico europeo (EEA) e negozierebbe un'unione doganale temporanea finchénon si troverà un accordo alternativo;
3) EFTA/EEA – la Bbc spiega che è una proposta simile a quella del Common Market 2.0, ma respinge ogni tipo di unione doganale con l'Ue e afferma che il backstop irlandese debba essere sostituito con accordi alternativi;
4) Unione doganale – cioè si invita il Regno Unito a negoziare un'unione doganale permanente con l'Ue dopo la Brexit;
5) piano alternativo laburista – prevede un'unione doganale con l'Ue e un "allineamento stretto" con il mercato unico;
6) Revoca dell'articolo 50 – implica la cancellazione della Brexit se il Regno Unito dovesse arrivare senza un accordo a pochi giorni dalla data del divorzio; ai deputati dovrebbe essere chiesto di votare su un'uscita senza accordo e, in caso di bocciatura, dovrebbe essere revocato l'articolo 50;
7) Voto pubblico di conferma – questa ipotesi prevede che il Parlamento non possa ratificare né applicare nessun accordo sul ritiro e sulla futura relazione con l'Ue " a meno che e finché non venga approvato dal popolo del Regno Unito in un voto pubblico di conferma".
8) Piano B Malthouse – il Regno Unito dà contributi di budget all'Ue fino alla fine del 2020 e cerca un'intesa su accordi commerciali preferenziali con l'Ue per due anni.

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