Quasi sicuramente il Regno Unito dovrà partecipare alle elezioni europee. Londra avrà tempo fino al 12 aprile per indicare la strada che intende seguire. Intanto la leader Tory spera in un quarto voto in Parlamento la prossima settimana
E' stato bocciato per la terza volta l'accordo della premier Theresa May sulla Brexit. I no sono stati 344, 286 i sì. Cade così la possibilità di prorogare il divorzio dall'Unione Europea al 22 maggio. Londra avrà tempo fino al 12 aprile per presentare un'alternativa e chiedere un nuovo rinvio, che implicherebbe la partecipazione alle elezioni europee di maggio, oppure per uscire in scenario di no deal.
"E' motivo di profondo dispiacere che ancora una volta questa Assemblea non sia stata in grado di sostenere l'uscita dall'Unione europea in modo ordinato", ha detto May dopo il voto alla Camera dei Comuni, spiegando che "le implicazioni sono gravi". Secondo la premier, "quasi certamente" il Regno Unito dovrà partecipare alle elezioni europee.
"Questo voto è l'ultima opportunità per garantire la Brexit", aveva detto May, invitando i deputati a sostenere la sua intesa per il divorzio dall'Ue. Per May, era l'unico modo per "evitare un rinvio lungo che potrebbe quantomeno ritardare o addirittura distruggere la Brexit". Ma evidentemente il suo appello è rimasto inascoltato.
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, in seguito alla nuova bocciatura, ha convocato un vertice europeo per il 10 aprile. "Alla luce della bocciatura dell'accordo di divorzio, ho deciso di convocare un vertice Ue il 10 aprile", scrive su Twitter.
Secondo un responsabile del Consiglio europeo, l'Ue attende indicazioni da parte del Regno Unito "in tempo sufficiente affinché il Consiglio europeo possa esaminarle". I dettagli sono ancora da stabilire ma, come nella riunione del 21 marzo, May potrebbe partecipare all'inizio del summit, precisa la fonte.
In view of the rejection of the Withdrawal Agreement by the House of Commons, I have decided to call a European Council on 10 April. #Brexit
— Donald Tusk (@eucopresident) 29 marzo 2019
Una Brexit senza accordo il 12 aprile è "ormai uno scenario probabile", ha ammesso una portavoce della Commissione Ue, aggiungendo che Bruxelles è "del tutto preparata" a un'uscita disordinata del Regno Unito dall'Ue.
Per Martin Selmayr, segretario generale della Commissione Ue, ora "il 12 aprile è il nuovo 29 marzo". Quel giorno "poco prima di mezzanotte", ha precisato, sarà "l'ultima chance" per Londra per revocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè per annullare l'uscita dall'Ue.
Ma la leader Tory non demorde. Secondo quanto riferito dal Guardian, May spera di tenere un quarto voto sul suo accordo in Parlamento la prossima settimana e, se la Camera dei Comuni non riuscisse a raggiungere un'intesa sulla strada da seguire, si potrebbe andare a nuove elezioni. Lunedì 1° aprile in Parlamento si terranno nuovamente dei voti indicativi su opzioni alternative al piano di May: secondo fonti governative è possibile che, nel caso in cui da questi voti indicativi dovesse emergere un risultato chiaro, la premier possa presentare il suo accordo per un ballottaggio con l'opzione risultata vincente. I collaboratori di May, sottolinea il quotidiano britannico, sperano che la data del 22 maggio per la Brexit possa essere ancora valida se si troverà il modo di far approvare l'accordo a Westminster la prossima settimana.
L'esecutivo di Londra starebbe discutendo con lo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, per capire se ci sia un modo di riproporre il testo ai parlamentari. Un portavoce di Downing Street, sempre citato dal Guardian, ha evidenziato che oggi il piano di May è stato bocciato con un margine di 58 voti, nettamente più basso rispetto alle bocciature del 15 gennaio e del 12 marzo scorsi.
Intanto, nel giorno inizialmente previsto come data di divorzio, migliaia di manifestanti pro Brexit hanno protestato davanti al Parlamento britannico. "Cosa vogliamo? La Brexit. Quando? Ora", hanno scandito i dimostranti euroscettici, sventolando bandiere del Regno Unito e gridando "vergognatevi" ai deputati. I manifestanti, riunitisi rispondendo all'appello del movimento 'Leave means leave', cioè 'Uscire significa uscire' dall'Ue, hanno gridato al tradimento in quello che a loro dire doveva essere un "Independence Day". Per il movimento, l'importante è lasciare l'Ue, anche a costo di farlo senza accordo. 'Niente accordo, no problem', 'Bye bye Ue', le scritte sui cartelli. Circa tre anni fa, nel referendum del 23 giugno del 2016, il 52% degli elettori ha votato a favore dell'uscita dall'Ue.
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