la nuova norma vieta le rappresentazioni di qualsiasi orientamento sessuale diverso da quello etero.
Il Parlamento dell’Ungheria ha approvato una legge che vieta la condivisione di contenuti che parlino di temi Lgbt+ con i minori. È un ulteriore passo nella crociata del premier conservatore Viktor Orban, e del suo partito Fidesz al governo, contro i diritti delle persone Lgbt+ nel Paese. Inutili le migliaia di persone scese in piazza ieri (lunedì) per protestare, così come gli allarmi delle organizzazioni per i diritti umani sul fatto che il testo “promuoverà discriminazione e omofobia” e limiterà l’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole. Il testo ricorda la controversa legge approvata dalla Russia nel 2013, che mise fuori legge la presunta “propaganda gay”.
La misura è stata presentata la scorsa settimana da Fidesz, ufficialmente per contrastare la pedofilia. Prevede vari emendamenti che vietano la descrizione di orientamenti sessuali al di fuori di quello eterosessuale o informazioni sulla riassegnazione di sesso e genere, in ambiti come educazione sessuale scolastica, film, libri o pubblicità destinate agli under-18. Il Parlamento ha approvato la legge con 157 voti favorevoli e un contrario. Fidesz ha la maggioranza e il partito di estrema destra Jobbik ha appoggiato la misura, mentre un deputato indipendente si è opposto. Tutti gli altri partiti di opposizione hanno boicottato la sessione per protesta, denunciando che la misura “alimenta l’odio”.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno parlato di un nuovo tentativo di limitare i diritti delle persone Lgbt+, come gay, lesbiche, bisessuali, transessuali o che non si identificano nei ‘tradizionali’ ruoli e identità di genere. Prevedono che sarà usata per stigmatizzare e perseguitare ulteriormente queste minoranze, così come affermano sia successo in Russia con la legge del 2013. “In questo giorno di vergogna, il posto dell’opposizione non è in Parlamento, ma nelle strade”, ha scritto su Facebook il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony. Il deputato Gergely Arato, anch’egli all’opposizione, ha sottolineato che la legge viola gli standard della democrazia parlamentare, lo stato di diritto e i diritti umani.
Anche Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, aveva chiesto a Budapest di fare un passo indietro, denunciando contenuti “falsi e fuorvianti” e il prevedibile rafforzamento dei pregiudizi verso le persone Lgbt+. Amnesty International, tramite il portavoce Riccardo Noury, ha parlato di un “provvedimento che rafforzerà il pregiudizio e l’omofobia, col solito trucco di definire ‘propaganda gay’ l’educazione ai diritti umani e l’aggravante di averlo inserito in un disegno di legge contro la pedofilia”. Non è il primo giro di vite dell’Ungheria di Orban sui diritti delle persone Lgbt+: tra l’altro, ha vietato il cambio di genere sui documenti d’identità, esponendo a discriminazione, intimidazione e violenza le persone transgender e intersessuali, e vincolato il matrimonio a coppie composte da una donna e un uomo.
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