Il tema non è nell’agenda ufficiale ma è entrato a gamba tesa nel Consiglio europeo. Il presidente Charles Michel ha voluto che si parlasse del rispetto dei diritti civili in Ungheria con l’approvazione della nuova legge sull’educazione sessuale ai minori.
La questione agita le istituzioni europee e gli Stati membri da giorni. Prima l’iniziativa dei Paesi del Benelux di una dichiarazione congiunta contro il provvedimento di Budapest, accusato di essere discriminatorio verso le persone Lgbtiq+, poi la presa di posizione di mercoledì della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha definito una vergogna il provvedimento del governo Orbàn, e infine una escalation di iniziative e dichiarazioni che hanno aperto la prima giornata del Consiglio europeo.
Già all’arrivo a Palazzo Europa molti leader si erano presentati con la spilletta arcobaleno sulla giacca e hanno rilasciato dichiarazioni infuocate. A cominciare dal primo ministro olandese, Mark Rutte, e da quello belga, Alexander De Croo, tra i promotori della dichiarazione anti-Ungheria. Mentre al suo ingresso al vertice il premier ungherese, Victor Orban, aveva espresso sicumera sulla bontà del suo provvedimento, annunciandone la definitiva approvazione e chiedendo una non ingerenza dell’Ue nelle questioni nazionali. “E’ sempre meglio leggere prima e poi reagire. Sono stato un difensore della libertà nel regime comunista dove l’omosessualità era punita. Difendo i diritti dei ragazzi omosessuali ma questa legge non riguarda questo, è su ogni tipo di interferenza sessuale, è sul diritto dei bambini e dei genitori, decide che il modo con cui educare i bambini appartiene solo ai genitori”, ha detto il presidente sovranista che ieri aveva definito “una vergogna” le accuse da parte della Commissione europea.
Anche il governo italiano si è espresso contro il provvedimento ungherese. L’odio, l’intolleranza e la discriminazione non hanno posto nella nostra Unione. Ecco perché, oggi e ogni giorno, sosteniamo la diversità e l’uguaglianza LGBTI in modo che le nostre generazioni future possano crescere in un’Europa di uguaglianza e rispetto”. E’ quanto si legge nel tweet di palazzo Chigi che posta la foto della lettera firmata da 16 capi di Stato europei indirizzata al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, la presidente della commissione Ursula von der Leyen e al presidente di turno, il portoghese Antonio Costa in occasione della celebrazione della giornata internazionale dell’orgoglio lesbico, bisessuale e transgender.
Sul tema si sono espressi, in una conferenza congiunta, anche detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e il presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli. “Nessuna discriminazione è accettabile in qualsiasi circostanza e tutte le discriminazione contro le persone Lgbtiq+ sono totalmente inaccettabili nelle nostre società moderne”, ha affermato il capo dell’Onu. “Ho ricordato al Consiglio che noi dobbiamo chiedere severità a noi stessi sulla difesa dello stato di diritto e ho fatto presente che alcune iniziative dell’Ungheria nei giorni scorsi hanno destato perplessità in tutte le istituzioni europee e negli Stati membri. Su questo è intervenuto anche Orban, dicendo che nel suo Paese non ci sono violazioni, gli ho fatto presente che ci sono state critiche in tutte le istituzioni e di considerarle”, ha chiosato Sassoli.
La Commissione europea, da parte sua, ha mandato una lettera molto dettagliata alla ministra della giustizia ungherese, Judit Varga, in cui nella legge di Budapest si ravvisano gli estremi di violazioni delle direttive sui servizi dei media audiovisivi, sull’e-commerce e sulla Carta dei diritti fondamentali. Il governo di Orbàn ha tempo fino al 30 giugno per rispondere a Bruxelles. Poi potrebbero scattare ulteriori provvedimenti, come le procedure di infrazione fino al ricorso alla Corte di giustizia Ue, sanzioni che hanno tempi lunghissimi. Intanto, in serata è arrivata la risposta seccata della ministra della giustizia ungherese, Judit Varga, al primo ministro olandese Rutte che aveva detto che non c’è posto in Europa per il Paese governato da Orbàn. “L’Ungheria non vuole lasciare l’Unione europea – ha detto la ministra -. Al contrario, vogliamo salvarla dagli ipocriti”. Un nuovo capitolo in uno scontro che terrà banco ancora per molto.