Per gli esperti ci sono pochi dubbi sul ruolo dei cambiamenti climatici
Brucia l’Europa meridionale, brucia il Nord Africa, bruciano la California e la Siberia. Per gli esperti ci sono pochi dubbi sul ruolo del cambiamento climatico – legato all’uso di carbone, petrolio e gas naturali come combustibili – nell’alimentare eventi estremi come ondate di calore, incendi, allagamenti e tempeste. L’ondata di calore attuale, che soffoca il sud europeo da giorni e ha contribuito alla riduzione in cenere di zone di Grecia, Turchia, Algeria e Italia, minaccia ora l’Europa occidentale: si preparano al rischio incendi anche Spagna e Portogallo, quest’ultimo memore degli oltre 60 morti del 2017.
In Algeria il bilancio delle vittime più grave: 65 morti
A registrare il bilancio umano più drammatico è per ora l’Algeria, con 65 morti negli incendi sulle montagne della Cabilia, di cui 28 soldati. Il presidente Abdelmadjid Tebboune ha dichiarato tre giorni di lutto, mentre si ritiene che l’origine dei roghi sia dolosa. Le fiamme hanno distrutto parti di villaggi, uliveti e ucciso animali, mentre l’ente per le foreste del capoluogo Tizi-Ouzou ha contato 18 incendi restano attivi nell’area, altre decine più a nord. Le temperature sono bollenti nella regione, anche superiori a 47 gradi, e incendi divampano anche nell’est della Tunisia.
La Grecia a fuoco da più di 10 giorni
In Grecia, centinaia di vigili del fuoco provenienti da Europa e Medioriente hanno affiancato i colleghi locali per contenere gli incendi non ancora spenti, dopo che zone del Paese hanno bruciato per oltre 10 giorni. La diffusione delle fiamme è stata arginata, ma fronti divampano ancora sull’isola di Evia e nel Peloponneso, e migliaia di persone sono state evacuate. Per il Paese è la peggior ondata di caldo dal 1987, con 586 incendi sul territorio. Un pompiere volontario è morto e altri due sono rimasti feriti, ma il bilancio non è paragonabile al 2018, quando morirono 102 persone. Varie persone sono state arrestate per il sospetto che abbiano appiccato le fiamme e il governo ha promesso di riforestare le aree distrutte. In Turchia, invece, i vigili del fuoco dopo giorni di lavoro senza interruzione hanno tentato di estinguere un incendio nella provincia di Mugla, dopo che nei 200 sviluppatisi dal 28 luglio sono morti almeno otto persone e un numero incalcolabile di animali.
A rischio ora Spagna e Portogallo
Spagna e Portogallo si preparano a essere travolte da temperature superiori a 40 gradi, provocate dalla massa d’aria calda e secca in arrivo dall’Africa. Il primo ministro portoghese, Antonio Costa, ha avvertito che il caldo aumenta la minaccia di incendi. “Non vogliamo vedere di nuovo quello scenario qui”, ha detto riferendosi alla tragedia del 2017. Da allora, ha spiegato il socialista, molte misure per migliorare la gestione delle foreste sono state attuate, dal sostegno agli abitanti delle aree rurali alle linee tagliafuoco, e nessuno è più morto nei roghi. In Spagna, il clima caldo ha invece provocato un aumento record dei prezzi dell’energia, per via anche dell’aumentato uso dei condizionatori e delle turbine eoliche ferme.
Fuoco anche in Siberia
Più a nord, gli incendi devastano anche zone occidentali degli Usa e della Siberia russa. Nella prima l’incendio Dixie, che brucia dal 14 luglio ed è il più vasto della storia della California, ha distrutto ormai quasi 2mila km2 di territorio e mille edifici. Negli ultimi giorni in alcune zone il fumo si è dissipato e i Canadair hanno potuto affiancare i 6mila pompieri. “Non sappiamo dove vada questo incendio, dove si fermerà”, ha detto Chris Carlton, supervisore della foresta nazionale Plumas. Le temperature aumenteranno ancora, così come i venti. In Siberia sono invece centinaia i villaggi soffocati dal fumo provocato dagli roghi che bruciano da giorni. Sono almeno 736 nell’area di Sacha-Jacuzia, 944 a Krasnoyarsk, e le autorità hanno contato 169 incendi attivi su 3,9 milioni di ettari in Sacha-Jacuzia, la più colpita.
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