(LaPresse) Così poveri da decidere di vendere i propri organi. Cresce il numero di afgani disposti a prendere decisioni disperate per riuscire a sopravvivere o a sfamare le proprie famiglie. Nella provincia occidentale di Herat le persone in estremo bisogno di soldi stanno rischiando la propria vita vendendo i propri reni. Dal ritorno al potere dei talebani nel Paese, a metà agosto scorso, la comunità internazionale ha congelato tutte le risorse dell’Afghanistan all’estero e l’economia già traballante afgana, dipendeva molto dagli aiuti esteri. Le conseguenze sono state devastanti per un paese martoriato da quattro decenni di guerra e con un altissima disoccupazione.
L’urologo e chirurgo Nasir Ahmad, intervistato da Ap, ha riferito di aver effettuato 85 operazioni di trapianto di rene finora quest’anno e nel 99% dei casi si è trattato di poveri che lo hanno fatto per motivi economici. A seconda del tipo di sangue i reni possono costare tra 200.000 afghani (2.000 dollari) e 400.000 afghani (4.000 dollari). Nel villaggio di Qudoosabad, nel distretto di Kohsan della provincia di Herat, il 40enne Ghulam Hazrat, ha venduto il suo rene per 2.300 dollari, un mese fa, per poter sfamare la sua famiglia e restituire un prestito per un viaggio fallito in Iran in cerca di un lavoro. Dopo aver pagato un trafficante di uomini, è stato infatti arrestato e rimpatriato dalle autorità iraniane. Al suo ritorno ha sentito di non avere altra scelta che vendere il suo rene. Il medico gli ha prescritto un anno di riposo per riprendersi dall’operazione, e ha detto di evitare di fare qualsiasi lavoro pesante, ma Hazrat non è sicuro di poter seguire queste indicazioni quando i soldi saranno finiti.