Von der Leyen: "La guerra di Putin è anche una questione di resilienza delle democrazie"
E’ un “momento decisivo” per l’Europa, un momento per “ripensare la politica energetica e di difesa”. E’ la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a riassumere il senso del vertice dei capi di Stato e di governo a Versailles. Un appuntamento pensato prima della guerra per parlare di nuovo modello economico europeo e che ora aspira a diventare l’inizio del nuovo corso che l’Ue vuole intraprendere alla luce del conflitto. “E’ un momento in cui vediamo che la guerra di Putin è anche una questione di resilienza delle democrazie”, ha detto la numero uno dell’esecutivo Ue. Due i fronti su cui si lavora: l’indipendenza energetica e la difesa. Temi su cui si discute da anni e che ora con un evento di tale portata come un attacco di una potenza nucleare al cuore dell’Europa non solo subiscono un’accelerazione, ma una vengono rilanciati con provvedimenti inediti.
L’Europa vuole liberarsi una volta per tutte dalla dipendenza dal gas russo e allo stesso tempo costruire una difesa solida. Le due cose richiedono ingenti investimenti, per questo la presidenza francese, che in questo momento gioca il doppio ruolo di potenza europea e guida di turno del Consiglio dell’Ue, ha lanciato l’idea di un nuovo Next Generation Eu, un Recovery plan bis. Ipotesi circolata assieme a quella, per ora più remota, dell’emissione di eurobond dedicati. “Per poter condurre questo dibattito nel modo più obiettivo possibile, occorre innanzitutto documentare come era stato fatto a supporto del Next Generation Eu”, ha chiarito una fonte della presidenza francese. Strumenti che richiedono nuovo debito comune e che per questo hanno messo sulla difensiva i frugali del Nord, capeggiati dal primo ministro olandese, Mark Rutte. “Il Next Generation Eu è irripetibile – ha detto al suo arrivo al vertice -. C’è un piano e all’interno del piano di ripresa esistente abbiamo ancora molto da fare. E penso che ora sia importante concentrarsi su ciò che è necessario e su ciò che non lo è”, ha chiosato. Non usa giri di parole la premier svedese, Magdalena Andersson, sull’idea di un nuovo Recovery: “Penso che ci sono alcuni paesi che trovano quasi sempre nuovi argomenti per cui non dovrebbero pagare le loro spese”. Il fatto è che c’è una grande fetta della parte dei prestiti del Recovery che gli Stati non hanno voluto richiedere e che potrebbe essere usata per fare investimenti nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica e nella difesa informatica, ad esempio. Ipotesi che non varrebbe per l’Italia, che ha richiesto e impegnato l’intero importo disponibile.
Intanto, procede la corsa al riarmo con i bilanci nazionali, dopo la svolta della Germania all’inizio del conflitto, la Svezia ha annunciato di voler arrivare al 2% del Pil destinato alle spese militari. La premier di Stoccolma assieme all’omologa finlandese Sanna Marin ha chiesto in una lettera al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di evidenziare nel vertice la clausola di mutua assistenza prevista dall’articolo 42 del Trattato dell’Ue. Un invito a rispolverare il dovere di difesa collettiva nell’Unione partito da due paesi che non sono nella Nato e che è uno dei motivi per cui l’Ucraina vorrebbe far parte dell’Ue. La richiesta di adesione inviata da Kiev sarà oggetto delle discussioni dei leader europei a Versailles, anche se, al momento, non sembra decollare l’idea di un percorso accelerato. “Non c’è dubbio che Paesi Bassi e Ucraina siano fianco a fianco, ma non esiste un percorso veloce di adesione all’Ue, non esiste”, ha ribadito l’olandese Rutte.
Sul capitolo energia il Vecchio continente dovrà per forza fare uno scatto di reni, se non vuole perdere la faccia e liberarsi dalla dipendenza dal regime russo. Al vaglio dei leader la proposta della Commissione ‘RePower Eu’ per fare a meno dell’85% del gas russo entro l’anno. Un obiettivo ambizioso ma che potrebbe dare una svolta anche al pacchetto clima e a una marea di investimenti legati alla transizione verde. Senza il gas russo “saremo molto più al sicuro. Dobbiamo spendere meno gas, usare meno gas: il clima lo richiede. Per una volta, geopolitica e clima vanno di pari passo”, ha fatto notare l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell. Come a dire: in tempi di guerra i cittadini europei dovranno anche pensare a nuovi modelli di consumo.
“L’Europa è cambiata sotto l’impatto della pandemia, cambierà più velocemente e più forte sotto l’impatto della guerra”, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron prima dell’inizio del vertice. La guerra porterà i paesi Ue a prendere “decisioni storiche” per “ridefinire completamente l’architettura della nostra Europa”. Grandi aspettative, dunque, nella grandeur della reggia di Versailles, che potrebbe vedere la nascita di una nuova Europa.
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