Dopo una mattinata di bombe e accuse reciproche fra Mosca e Kiev, la missione dell’Aiea è riuscita a giungere alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Una visita di breve durata quella della delegazione guidata dal direttore generale Rafael Mariano Grossi, che ha rilevato che “mi preoccupo e continuerò a essere preoccupato per l’impianto finché non avremo una situazione più stabile, più prevedibile. È ovvio che l’impianto e l’integrità fisica dell’impianto siano stati violati più volte per caso e deliberatamente”.
Secondo gli ispettori sono state raccolte “molte informazioni importanti”, anche se “in poche ore di lavoro”. Mentre gran parte della delegazione è rientrata, le ispezioni proseguiranno fino a sabato, poi cinque esperti dell’Agenzia resteranno e “continueranno a lavorare nello stabilimento”.
A gestire la visita sono state le autorità filorusse locali, che al momento hanno sotto il loro controllo la città di Energodar e la centrale, i due luoghi per i quali è stata autorizzata la visita. Kiev, infatti, dopo aver accompagnato la delegazione fino al checkpoint di Novooleksandrivka, ha fatto sapere tramite il ministro dell’Energia, Herman Halushchenko, di “non poter garantire la sicurezza” della missione. “Grossi si è detto fiducioso di assumersi il rischio”, ha spiegato l’esponente del governo ucraino. Mosca, dal canto suo, ha espresso “rispetto” per la delegazione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che si è recata alla centrale nucleare di Zaporizhzhia nonostante “le provocazioni di Kiev e i bombardamenti delle forze armate ucraine”. La Russia ha detto di aspettarsi “obiettività e conclusioni oggettive” dai rappresentati Aiea, aggiungendo che, in caso di nuovi attacchi di Kiev volti a “interrompere il lavoro”, tutte le responsabilità e le conseguenze “ricadranno interamente sul regime di Volodymyr Zelensky” e sul suo “gruppo di supporto in Occidente”. Nel frattempo è arrivato anche l’avvertimento del Comitato internazionale della Croce Rossa. Nell’eventualità di una perdita radioattiva alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sarà “difficile, se non impossibile, fornire assistenza umanitaria”, ha detto chiaramente il direttore Robert Mardini, invitando tutte le parti in causa a “smettere di giocare con il fuoco”.
A Mosca, intanto, è giallo sulla morte di Ravil Maganov, presidente del Cda di Lukoil, la più grande compagnia petrolifera russa. L’uomo sarebbe caduto da una finestra del Central Clinical Hospital di Mosca, dove era ricoverato a causa di un infarto, riportando ferite letali. Secondo alcune fonti delle forze dell’ordine, però, il manager si sarebbe invece suicidato. Completamente diversa la versione di Lukoil, che parla di morte “in seguito a una grave malattia”, ringraziando Maganov per “l’inestimabile contributo allo sviluppo dell’industria petrolifera e del gas russa”.