Il presidente russo Putin ha firmato il decreto per lo stop all'esportazione del petrolio verso quesi Paesi che hanno adottato il price cap

Vladimir Putin ha firmato il decreto di risposta all’introduzione del price cap sul petrolio. Il testo vieta la vendita di greggio e prodotti petroliferi ai Paesi che hanno aderito al price cap per 5 mesi, divieto che entrerà in vigore il 1° febbraio. La mossa giunge dopo che all’inizio di dicembre G7, Ue e Australia si erano accordate per imporre un tetto di 60 dollari al barile al greggio russo, a causa della guerra di Mosca in Ucraina. Intanto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha avuto un colloquio telefonico con la premier Giorgia Meloni: oltre a rinnovare “il pieno sostegno del Governo italiano a Kiev in ambito politico, militare, economico e umanitario, nel ripristino delle infrastrutture energetiche e nella futura ricostruzione dell’Ucraina”, Meloni ha confermato la sua intenzione di recarsi a Kiev e ha invitato Zelensky a Roma, ha fatto sapere Palazzo Chigi.

Nella telefonata fra Meloni e Zelensky, che fa seguito alla conversazione telefonica fra i due dello scorso 28 ottobre, il presidente ucraino ha riferito di avere espresso “gratitudine per la solidarietà e il sostegno all’Ucraina“, elogiando in particolare “lo stanziamento da parte del governo italiano di ulteriori 10 milioni di euro in aiuti”. “Meloni mi ha informato che si sta valutando la possibilità di fornire sistemi di difesa aerea per proteggere i cieli ucraini” e “abbiamo discusso della formula di pace”, ha riferito ancora Zelensky.

La pace al momento sembra ancora lontana. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, in un’intervista alla Tass ha accusato gli Stati Uniti di voler rendere il conflitto in Ucraina ancora più violento e di volerlo “prolungare”, sostenendo che alcuni “‘funzionari anonimi'” del Pentagono avrebbero “minacciato di infliggere un ‘attacco decapitante’ al Cremlino”, “una minaccia per eliminare fisicamente il capo dello stato russo”. Poi Lavrov ha minacciato Kiev, intimando in sostanza di accettare le richieste di Mosca di “demilitarizzazione e denazificazione” altrimenti sarà l’esercito russo a decidere.

Sul campo, le sirene anti-aeree sono tornate a suonare in tutta l’Ucraina, Kiev compresa, anche se al momento non si hanno notizie di attacchi. Mentre le forze ucraine sembrano sempre più vicine alla riconquista della città chiave controllata dai russi di Kreminna, nella provincia di Luhansk. Il governatore regionale di Luhansk, Serhiy Haidai, ha dichiarato che i combattenti nella parte della città controllata dal comando russo sono stati costretti a ritirarsi a Rubizhne, pochi chilometri a sud-est, a seguito della pressione militare ucraina.

Intanto è giallo sulla morte di un deputato russo in India: Pavel Antov, noto come ‘re dei salumi’ perché imprenditore del settore, è stato trovato morto fuori da un hotel indiano il 24 dicembre, caduto dal terzo piano, due giorni dopo la morte di un amico che era in viaggio con lui per visitare lo Stato orientale di Odisha. Il milionario e politico, 65 anni, era noto perché l’estate scorsa un messaggio contro la guerra in Ucraina era comparso sul suo account WhatsApp, ma il messaggio era stato poi cancellato e Antov aveva successivamente scritto sui social network che si era trattato di un equivoco e che lui era un sostenitore del presidente e appoggiava la guerra. Le autorità indiane indagano al momento per suicidio: secondo la polizia, citata dai media locali, Antov sarebbe stato depresso dopo la morte del suo amico e compagno di viaggio, Vladimir Bydanov, avvenuta nello stesso albergo.

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