I palazzi delle principali istituzioni brasiliane, dal Congresso alla Corte suprema, fino al Tribunale supremo elettorale, come Capitol Hill a Washington

Brasilia come Washington. I palazzi delle principali istituzioni brasiliane, dal Congresso alla Corte suprema, fino al Tribunale supremo elettorale, come Capitol Hill. I sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, come fecero negli Usa quelli di Donald Trump il 6 gennaio del 2021, hanno assaltato il cuore del potere del Paese sudamericano. Anche in questa occasione le forze dell’ordine non sono riuscite a contenere la folla, che ha forzato i blocchi e fatti irruzione commettendo atti vandalici.

 

I ‘bolsonaristi’, la stragrande maggioranza vestiti con i colori giallo e verde della bandiera brasiliana, si sono dati appuntamento per una manifestazione di sostegno al loro leader ma la situazione è presto degenerata. Bolsonaro, che ha lasciato il Brasile lo scorso 30 dicembre e attualmente si trova negli Stati Uniti, è rimasto in silenzio mentre la capitale era scossa dal caos. La polizia, secondo quanto ha riportato ‘O Globo’, ha effettuato un blitz per cercare di disperdere i manifestanti. Le forze dell’ordine avrebbero sparato proiettili di gomma e bombe stordenti dagli elicotteri per impedire ai gruppi di tentare di avvicinarsi agli edifici pubblici. I danni alle strutture sono ingenti.

Luis Ignacio Lula da Silva si trovava lontano da Brasilia, in visita ad Araraquara, nello stato di San Paolo, dove si sono verificate delle alluvioni. Lula ha parlato di “barbarie” messa in atto da “fascisti”. Il presidente ha garantito che i responsabili di quanto accaduto “saranno trovati e puniti” perché “la democrazia garantisce il diritto alla libera espressione, ma richiede anche alle persone il rispetto delle istituzioni”. Lula ha aggiunto che anche “i finanziatori di quelli che sono andati a Brasilia” pagheranno “tutti”. Lula ha decretato l’intervento delle forze federali per porre fine alla “grave compromissione dell’ordine pubblico”.

Pressoché unanime in tutto il mondo la condanna per l’accaduto. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha assicurato il “pieno sostegno al presidente Lula eletto democraticamente da milioni di brasiliani tramite elezioni legittime e libere”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha rimarcato che “ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza, i risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati”. Dura la presa di posizione degli Stati Uniti. Washington, tramite l’incaricato d’affari dell’ambasciata Usa a Brasilia, Douglas Koneff, ha parlato di “attacco alla democrazia”, nei confronti del quale “non c’è giustificazione”.

 

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