La richiesta dell'attivista: "I Pasdaran vanno messi nelle liste terroristiche"
Un padre fucilato dal regime iraniano quando lei aveva 4 anni e una madre combattente in esilio (ora in Albania) che non ha potuto vedere per oltre venti anni. Quella dell’attivista Ghazal Afshar non è stata una vita facile, non lo è tutt’ora. Ha vissuto con lo zio in Italia, in continuo contatto con una famiglia (quella di origine) sterminata dal fuoco del regime. Si fida poco delle persone soprattutto ora che il suo attivismo è entrato nella lente di osservazione dei guardiani della rivoluzione islamica. “Paura ne abbiamo ma sappiamo quello che facciamo, porto avanti il sacrificio di mio padre e mia zia”, una donna forte e una combattente (morta fucilata anche lei). “Se dovesse succedere qualcosa lo faremo a testa alta“, dichiara Afshar. Ghazal oggi è a New York, per una delle tante giornate promosse dall’Onu a sostegno delle politiche attive per le donne. Una delle tante iniziative, racconta con rammarico, che però avrebbero bisogno di qualcosa di più concreto che semplici slogan come Donna, Terra Libertà. “Uno slogan che nemmeno più in Iran si canta più. Abbiamo bisogno di un sostegno attivo alla nostra voglia di autodeterminazione, i Pasdaran vanno messi nelle liste terroristiche e andrebbero inasprite le sanzioni. Solo così l’aiuto si fa concreto”, spiega. E sulla vita delle donne in Iran oggi, racconta: “Si tratta di un inferno quotidiano. Non possono fare nulla, non possono partecipare alla vita politica, sociale. Sono sottoposte a regole insensate e vigilate in ogni momento”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata