Daria Trepova arrestata questa mattina perché sospettatata di aver ucciso il blogger Vladlen Tatarsky nell’attentato al caffè ‘Street bar’ di San Pietroburgo. La donna 26enne, originaria di San Pietroburgo, ha ammesso di aver portato un busto contenente esplosivo al blogger Tatarsky. La ragazza lo ha detto in un video pubblicato dall’ufficio stampa del ministero degli Interni russo, come riporta l’agenzia Tass. “Ho fatto entrare di nascosto una statua, che è esplosa“, dice Trepova. Inoltre, quando le è stato chiesto per cosa fosse stata trattenuta, Trepova ha risposto: “Trattenuta, direi, per essere stata sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarsky”. Intanto la Fondazione Navalny ha negato ogni coinvolgimento, il marito di Trepova dichiara che è stata “incastrata”.
L’agenzia di stampa Interfax aveva riferito dell’arresto della donna nella tarda serata di domenica, ma in seguito aveva fatto sapere che Trepova si era data alla fuga. Sua madre e sua sorella sono state invece convocate dalla polizia per essere interrogate. I testimoni hanno detto che la sospettata ha fatto domande e scambiato osservazioni con Tatarsky durante una discussione. Un video mostra Tatarsky che scherza sul busto che gli è stato regalato e lo mette sul tavolo accanto a lui poco prima dell’esplosione.
Il blogger militare russo Vladlen Tatarsky era noto per le sue posizioni a favore della guerra in Ucraina. Secondo le agenzie russe stava incontrando alcune persone e una donna gli avrebbe regalato una statuetta che, a quanto pare, è esplosa, provocando anche 32 feriti e danneggiando la facciata dell’edificio. Secondo il sito di informazione di San Pietroburgo Fontanka, il bar in cui è avvenuta l’esplosione era in precedenza di proprietà di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner di mercenari russi. Pare fosse stato affittato per la serata dal gruppo patriottico russo Cyber Front Z, che si autodefinisce “truppe informative russe” su Telegram. Il ministero dell’Interno russo ha dichiarato che tutti coloro che si trovavano al bar al momento dell’esplosione sono stati “controllati per verificarne il coinvolgimento”.
Blogger pro guerra in Ucraina, Vladlen Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, si era recato anche al fronte in Ucraina e aveva acquisito particolare notorietà l’anno scorso dopo aver pubblicato, a seguito della cerimonia per l’annessione alla Russia di 4 regioni ucraine, un video girato all’interno del Cremlino in cui diceva: “Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti, deruberemo tutti come necessario. Proprio come piace a noi”. La Bbc sottolinea che lui e altri blogger militari avevano criticato alcuni aspetti della campagna russa in Ucraina.
“L’atto terroristico commesso il 2 aprile a San Pietroburgo contro il noto giornalista Vladlen Tatarsky è stato pianificato dai servizi speciali dell’Ucraina con il coinvolgimento di agenti tra le persone che collaborano con il cosiddetto Fondo anticorruzione di Navalny, di cui la detenuta Daria Trepova è una sostenitrice attiva”. È quanto ha dichiarato in una nota il Comitato nazionale antiterrorismo russo. Lo riporta Ria Novosti.
“I giornalisti russi subiscono costantemente minacce di rappresaglie da parte del regime di Kiev e dei suoi ispiratori, che vengono sempre più attuate. Sono sottoposti a molestie, stigmatizzati in senso letterale con contrassegni speciali sulle piattaforme digitali” e viene organizzata “una ‘caccia alle streghe’ nei media occidentali. Tutto questo avviene con una tacita noncuranza da parte delle strutture internazionali competenti, che non può più essere interpretata come conciliazione, ma come complicità”. Lo afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, commentando la morte del blogger militare russo pro guerra Vladlen Tatarsky nell’esplosione di un ordigno avvenuta in un bar di San Pietroburgo. “Fino a poco tempo fa, l’Occidente combatteva l’estremismo e il terrorismo, marciando come un fronte unito a Parigi in difesa dei giornalisti contro cui erano stati commessi attacchi terroristici. Oggi, la mancanza di reazioni alla Casa Bianca, a Downing Street, all’Eliseo e così via, data la loro presunta preoccupazione per il benessere dei giornalisti e la libertà di giornalismo, parla da sola”, aggiunge Zakharova, aggiungendo che “colpisce invece la reazione di Kiev, dove i beneficiari delle sovvenzioni occidentali dimostrano una non celata gioia per l’accaduto”.
La Fondazione anti-corruzione di Alexey Navalny, la Fbk, nega il coinvolgimento nell’omicidio del blogger militare Vladlen Tatarsky avvenuto ieri a San Pietroburgo e individua invece come probabili responsabili agenti dei servizi russi Fsb. La dichiarazione giunge dopo che il Comitato nazionale antiterrorismo russo ha accusato di coinvolgimento nell’attacco i servizi speciali ucraini e il “Fondo anti-corruzione di Navalny, di cui la detenuta Daria Trepova è una sostenitrice attiva”. “Tutto ciò che sta accadendo suggerisce che in realtà sono stati gli stessi agenti dell’FSB a eliminare questo propagandista”, ha detto Ivan Zhdanov, capo della fondazione, secondo quanto riporta Meduza.
Il marito di Daria Trepova, arrestata con l’accusa di aver commesso l’attacco a San Pietroburgo che ha ucciso il blogger Vladlen Tatarsky, si è detto convinto che la donna sia stata “incastrata”. “Daria ha detto che era stata incastrata, e sono completamente d’accordo: nessuno se lo aspettava”, ha detto Dmitry Rylov al sito indipendente russo The Insider, “per quanto ne so, era necessario consegnare questa statuetta, in cui c’era qualcosa… Ne abbiamo parlato almeno due volte. Daria non è il tipo di persona che potrebbe uccidere”. “Tutto quello che sapevo era che Daria aveva bisogno, o per qualche compito o per qualche motivo, di fare qualche regalo, non sapevo nemmeno cosa”, ha aggiunto Rylov, “c’è un punto molto importante che mi ha detto più volte: era sicura che questo oggetto avrebbe consentito l’accesso a una persona. Cioè, non era qualcosa che sarebbe dovuto esplodere”.
In Russia è stato effettuato anche un secondo arresto, oltre a quello della 26enne Daria Trepova, in relazione all’attacco di ieri in un bar di San Pietroburgo in cui è rimasto ucciso il blogger militare russo Vladlen Tatarsky. Lo ha riferito il marito di Trepova, Dmitry Rylov, al sito russo The Insider, identificando la persona fermata come Dmitry Kasintsev e dicendo che è un suo conoscente e che Trepova si trovava nel suo appartamento al momento dell’arresto.