Proseguono gli scontri a Khartoum, nel Sudan, dove da metà aprile le forze armate sudanesi, guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan – presidente del Consiglio sovrano di transizione del Sudan – e le forze paramilitari di supporto rapido, o RSF, guidate dal generale Mohammed Hamdan Dagalo, sono impegnate in un violento conflitto. In meno di due mesi sono morte oltre 860 persone, secondo il Sudan’s Doctors’ Syndicate, che tiene traccia delle vittime civili, anche se il bilancio effettivo è probabilmente molto più alto.
Venerdì 9 giugno le parti in guerra nella nazione africana hanno concordato un cessate il fuoco di 24 ore che è iniziato alle 6 di sabato e si è concluso alle 6 di domenica mattina. Il conflitto in Sudan ha ridotto la capitale Khartoum a un campo di battaglia urbano, con molti quartieri senza acqua corrente né elettricità.
Sono stati segnalati diffusi saccheggi e violenze sessuali, compreso lo stupro di donne e ragazze a Khartoum e nella regione occidentale del Darfur. Quasi tutti i casi segnalati di aggressioni sessuali sono stati attribuiti alla RSF.