Oltre 60 i feriti. Nella notte attacchi contro l'oblast Sumy
Salgono a 12 i morti nell’attacco missilistico russo di martedì contro un ristorante a Kramatorsk, nell’est dell’Ucraina. A riferirlo è il Servizio statale per le situazioni di emergenza ucraino in un messaggio su Telegram nel quale hanno riferito che i soccorritori hanno tirato fuori dalle macerie il corpo di un’altra vittima. Stando a quanto riportato, in totale sono morte 12 persone (di cui 3 bambini) e 11 sono state soccorse. “Il lavoro di salvataggio è stato completato”, ha aggiunto il servizio di emergenza statale. Lo riporta Ukrainska Pravda. “I membri del servizio di sicurezza, insieme a speciali agenti di polizia, hanno arrestato la persona che ha coordinato l’attacco terroristico”, ha fatto sapere ieri sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram.
Guardian, generale Surovikin non visto in pubblico da sabato
Il generale russo Sergei Surovikin, arrestato ieri, non si faceva vedere in pubblico da sabato scorso, giorno della tentata rivolta del gruppo Wagner. Lo riporta il Guardian. Mosca non ha ancora rilasciato commenti sull’arresto, di cui ha scritto per primo il Moscow Times, citando due fonti della Difesa russa. Ma secondo il New York Times Surovikin, che era stato a capo delle truppe russe in Ucraina, sarebbe stato a conoscenza dei piani del leader della Wagner,Yevgeny Prigozhin.
Mosca, aperto procedimento contro 160 mercenari stranieri
Il comitato investigativo russo ha aperto procedimenti penali contro 160 mercenari stranieri che hanno preso parte alle ostilità combattendo tra le fila degli ucraini. Lo riporta la Tass citando lo stesso comitato investigativo. “Come risultato dell’interazione con il ministero della Difesa della Federazione Russa e altri servizi operativi, sono state raccolte prove della partecipazione di mercenari provenienti da Georgia, Stati Uniti, Lettonia, Svezia e altri stati. Attualmente, 160 stranieri provenienti da 33 paesi stanno per essere perseguiti”, afferma il rapporto del comitato.
Vaticano: oggi incontro tra Zuppi e patriarca Kirill
Oggi pomeriggio il cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa per la pace in Ucraina, incontrerà il patriarca ortodosso Kirill a Mosca. Lo ha annunciato al Tg1 il nunzio apostolico in Russia mons. Giovanni D’Aniello. “Oggi nel pomeriggio incontreremo sua santità il patriarca Kirill e questa sera ci sarà una celebrazione eucaristica in cattedrale dove il cardinale incontrerà la comunità cattolica”, ha detto D’Aniello. In quella occasione “porterà la vicinanza, il saluto e le preghiere del Santo Padre a tutta la comunità cattolica e soprattutto si pregherà per la pace”, ha concluso.
Kiev: progressi in offensiva vicino Bakhmut
Le forze di difesa dell’Ucraina hanno compiuto progressi sui fianchi vicino a Bakhmut nell’ultimo giorno di combattimenti e stanno consolidando le posizioni raggiunte. Lo ha detto il portavoce dello stato maggiore delle forze ucraine Andriy Kovalev secondo il Military media center. Lo riporta Unian. “Sui fianchi della città di Bakhmut” ha spiegato Kovalev “continuiamo a fare pressione sul nemico, a rompere le linee catturate in precedenza”. Le truppe ucraine, ha aggiunto, “stanno avendo successo e sono ora trincerate nelle linee raggiunte”.
Attacchi russi contro oblast Sumy, 36 esplosioni
L’esercito russo ha lanciato attacchi contro quattro comunità di confine nell’oblast di Sumy ieri. Lo ha riferito l’amministrazione militare dell’oblast di Sumy su Telegram, stando a quanto riportato dal Kyiv Independent. Sono state registrate, viene riferito, 36 esplosioni nelle quattro comunità, risultanti da attacchi di mortaio, colpi di artiglieria e mine.
Kallas, Kiev nella Nato è garanzia di sicurezza
“Le garanzie di sicurezza per l’Ucraina? La miglior garanzia di sicurezza è l’adesione alla Nato. L’Articolo 5 funge da deterrente ed è pure molto più economico”. Lo dice la premier estone, Kaja Kallas, in un colloquio con La Stampa. In prima linea per sostenere l’ingresso di Kiev nell’Alleanza, la premier dell’Estonia è riuscita a convincere i partner europei ad adottare un piano per fornire un milione di proiettili all’Ucraina. Ora sta portando avanti un’altra battaglia: vuole che l’Europa utilizzi i beni congelati ai russi per finanziare la ricostruzione del Paese invaso. Una proposta che incontra lo scetticismo di molti partner Ue perché restano parecchi interrogativi dal punto di vista giuridico. “La differenza tra la proposta della Commissione e la nostra è che la prima si limiterebbe all’uso dei profitti (tassando gli utili realizzati con l’investimento di quei beni, ndr) mentre noi vorremmo usare proprio i beni. E questo fa una certa differenza. Ma del resto non possono essere i contribuenti europei a pagare il conto”. E le questioni giuridiche? “La Russia potrebbe avere rivendicazioni di tipo legale, vero. Ma anche l’Ucraina ha parecchie cose da rivendicare… E allora diamole quei soldi. Questo per mandare un segnale a Mosca – chi fa un danno deve pagare – e anche agli oligarchi”.
Podolyak, pace? Non vuol dire congelare il conflitto
“Abbiamo già ripetuto che non ha senso prendere iniziative che non portino alla fine della guerra a condizioni eque, bensì congelino il conflitto. Ciò condurrebbe alla ripresa della guerra nel futuro. Ecco il motivo per cui sosteniamo unicamente i passi di chi non va oltre la formula della pace avanzata da Zelensky. L’Ucraina non ha bisogno di essere persuasa a porre fine alla guerra, non l’abbiamo iniziata noi, le chiavi si trovano al Cremlino e le mediazioni devono partire da lì: occorre che i russi abbandonino le terre occupate. Credo che il Vaticano possa coordinare il monitoraggio delle condizioni di detenzione e di ritorno dei prigionieri ucraini e dei bambini deportati in Russia”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera, Mikhail Podolyak, tra i più noti consiglieri del presidente Zelensky, in merito alla missione di pace del cardinale Zuppi a Mosca. Per il futuro della milizia guidata da Prigozhin, Podolyak vede “una Wagner molto più piccola, magari concentrata in Africa. Il presidente bielorusso Lukashenko potrebbe utilizzare Yevgeny Prigozhin per la sua difesa personale”. Per quanto riguarda Putin “emerge un leader debole a capo di un sistema di potere fragile e questo stravolge la tesi di chi pensava che la guerra dovesse finire con la sconfitta russa. Ciò per il fatto che sono a rischio gli arsenali nucleari di un Paese dove diversi attori oscuri stanno già pensando alla redistribuzione del potere. Ormai è iniziato il caos interno. Putin ha perso il controllo, il re è nudo. Dunque, il mondo democratico dovrebbe comprendere che non è più lui il partner con cui negoziare”, aggiunge Podolyak.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata