Uno scenario di incertezza politica dopo l'amara vittoria del Partito popolare di Alberto Núñez Feijóo che non ha ottenuto la maggioranza necessaria per governare

La Spagna si è svegliata lunedì in uno scenario di incertezza politica dopo una notte elettorale inaspettata e la vittoria amara del Partito popolare di Alberto Núñez Feijóo che non ha ottenuto la maggioranza necessaria per governare, neanche sommando i suoi seggi a quelli di Vox. Dopo una campagna elettorale iniziata già con le elezioni regionali e comunali del 28 maggio, ha preso il via nel Paese iberico un periodo di negoziazioni tra le varie forze politiche con Feijóo e il leader socialista Pedro Sanchez che cercheranno di trovare la quadra per far nascere un nuovo governo. Se non ci riusciranno si tornerà al voto a fine anno.

FORMAZIONE DELLE CORTES E PROVE DI MAGGIORANZA Le nuove Cortes si insedieranno il 17 agosto, come stabilito dal decreto di convocazione delle elezioni e di scioglimento delle Camere pubblicato in Gazzetta ufficiale il 30 maggio. L’elezione della presidenza del Congresso dei deputati sarà il primo banco di prova per testare quale dei due maggiori partiti, il Pp e il Psoe, riuscirà a sommare più voti.

LE CONSULTAZIONI CON IL RE FELIPE VI Dopo che si insedieranno le nuove Cortes, si formeranno i gruppi parlamentari e inizierà il giro di consultazioni al Palazzo della Zarzuela. Il re Felipe VI ascolterà i gruppi e proporrà il candidato premier. La Costituzione spagnola non obbliga il re ad affidare l’incarico di formare un governo al leader del Partito più votato, che in questo caso sarebbe Feijóo, tuttavia non è mai successo nella recente storia democratica spagnola che sia diventato premier il leader di un partito arrivato secondo al voto. Solo nel 2016 il popolare Mariano Rajoy riununciò all’incarico sapendo già di non avere i numeri al Congresso.

SU CHI POSSONO CONTARE SANCHEZ E FEIJÓO? La formazione di un nuovo governo, con i risultati elettorali alla mano, appare difficile. Per diventare premier, Sanchez e Feijóo avrebbero bisogno di ottenere la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati in prima votazione, pari a 176 seggi. Nel caso in cui ciò non dovesse avvenire, si terrebbe in 48 ore una seconda votazione in cui basterebbe ai leader ottenere più sì che no. Il Psoe di Sanchez ha incassato 122 seggi e può contare sicuramente sull’appoggio della piattaforma progressista Sumar di Yolanda Diaz, che ha 31 seggi. A questo punto al socialista servirebbe l’appoggio del partito indipendentista catalano Erc (7 seggi), dei partiti nazionalisti baschi EH Bildu (6) e Pnv (5) e Bloque Nacionalista Galego (1).Sommando i voti si arriva a 172 e qui entrano in gioco i 7 seggi di Junts, il partito indipendentista catalano dell’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont. La sua astensione sarebbe la chiave per l’investitura di Sanchez, ma i negoziati non saranno facili considerando che Junts ha già posto come paletti l’amnistia e l’autodeterminazione della Catalogna. Feijóo ha invece 136 seggi, che sommati ai 33 di Vox, fanno 169, dunque sette in meno della maggioranza assoluta. Il Pp punta a sommare i seggi di Unión del Pueblo Navarro (Upn) e Coalición Canaria che sono in totale 2. A questo punto arriverebbe a 171, e avrebbe bisogno dei 5 seggi del Partito nazionalista basco (Pnv). Ma questa strada è difficile visto che le posizioni di Pnv e Vox appaiono inconciliabili.

SENZA MAGGIORANZA SI APRE LO SCENARIO DEL VOTO Se nè il Pp nè il Psoe riusciranno a formare un nuovo governo si tornerà al voto per la seconda volta, come già successo nel 2016 e nel 2019, dopo che si sono formati nuovi partiti in Spagna e lo scacchiere politico si è complicato. La Costituzione stabilisce che dopo il primo voto di investitura fallito inizia a decorrere un periodo di due mesi nel corso del quale, se nessun candidato è riuscito a essere investito, le Cortes vengono automaticamente sciolte e vengono indette nuove elezioni, che, in questo caso, si terrebbero 47 giorni dopo. Il quotidiano spagnolo El Mundo ha effettuato una simulazione per vedere le tempistiche di un ipotetico secondo voto. Se ad esempio il primo voto di investitura, con esito negativo, si tenesse il 31 agosto, la ripetizione delle elezioni avrebbe luogo domenica 17 dicembre. Se il primo voto slittasse al 7 settembre, alle urne si tornerebbe alla vigilia di Natale, il 24 dicembre. O ancora, se il primo voto si tenesse il 14 settembre, gli spagnoli tornerebbero a votare il 31 dicembre.

L’IMPATTO DEL VOTO DI DOMENICA SUI LEADER Le elezioni di ieri hanno rafforzato la leadership di Pedro Sanchez nel Partito socialista, quella di Yolanda Diaz nell’area a sinistra del Psoe e non mettono a rischio il ruolo di Santiago Abascal dentro Vox, che è consolidato, ha spiegato a LaPresse il politologo Jaime Ferri Dura, professore all’Università complutense di Madrid. L’unico che potrebbe perdere il suo ruolo è il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo, ha affermato l’esperto, sottolineando che la governatrice della Comunità autonoma di Madrid,Isabel Diaz Ayuso, potrebbe tentare la scalata nel partito. Tuttavia, come già successe durante lo scontro tra Ayuso e l’ex leader del Pp Pablo Casado, a uscire vincitrice potrebbe essere una terza persona. In quel caso fu Feijóo, mentre questa volta potrebbe essere Juanma Moreno Bonilla, governatore dell’Andalusia, ha affermato Ferri, sottolineando che Ayuso desta “sospetti” nel partito e che per questo potrebbe non spuntarla come prossima leader. Sanchez, invece, non è a rischio di perdere la leadership, perché ieri “ha ottenuto più deputati e più voti” della scorsa tornata elettorale, cosa che dovrebbe mettere a tacere la corrente minoritaria del partito, critica nei suoi confronti, ha detto il professore. Per quanto riguarda Vox, infine, si tratta di un “partito molto gerarchico”, “nessuno ha una strategia distinta”, oltre al fatto che “nessuno ha ottenuto risultati migliori di Abascal e non ci sono altri che gli possano fare ombra”, ha spiegato Ferri. 

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