Sul golpe c'è l'ombra della Wagner
Continuano a non essere chiari i contorni del colpo di Stato in Niger, ma i golpisti sembrano aver preso in mano, almeno momentaneamente, il controllo del Paese. Il generale Abdourahmane Tchiani, capo della guardia presidenziale, appare in tv dove viene presentato come presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria e dove spiega di aver rovesciato il governo democraticamente eletto del presidente Mohamed Bazoum, che attualmente sarebbe nelle mani degli insorti, a causa del “malgoverno e del deterioramento della situazione della sicurezza”, nel Paese.
Tchiani, 62 anni e stretto alleato dell’ex presidente Mahamadou Issoufou, che ha guidato il Paese fino al 2021, secondo alcuni media locali sarebbe stato nel mirino di Bazoum che avrebbe voluto rimuoverlo dalla sua carica e questo avrebbe scatenato la presa del potere con la forza da parte dei militari.
L’autoproclamato nuovo leader di Niamey chiede poi ai Paesi “partner tecnici e finanziari” del Niger di “comprendere la situazione specifica” e fornire “tutto il supporto necessario per consentirci di affrontare le prossime sfide”. Un appello che cade nel vuoto. La comunità internazionale infatti stigmatizza l’accaduto e l’Ue mette subito le cose in chiaro. Bruxelles ribadisce la condanna “con la massima fermezza” del golpe e, tramite l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell annuncia che “qualsiasi violazione dell’ordine costituzionale avrà conseguenze per la cooperazione tra l’Ue e il Niger, compresa l’immediata sospensione di tutto il sostegno al bilancio”. L’Italia si unisce al coro di condanna e la Farnesina continua a monitorare la situazione dei concittadini presenti nel Paese, circa 170. “Li stiamo seguendo uno per uno – argomenta il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – al momento non ci sono pericoli”.
Sulla sfondo del golpe resta il convitato di pietra rappresentato dal gruppo mercenario Wagner, molto attivo in Africa. In un audio il suo fondatore Yevgeny Prigozhin, pur non facendo nessun cenno a un eventuale coinvolgimento della sua milizia nei fatti occorsi nel Paese africano, si complimenta con i golpisti parlando di un “momento di liberazione dai colonizzatori occidentali atteso da tempo”. Restano però dei dubbi sul messaggio vocale di Prigozhin, diffuso da alcuni gruppi Telegram vicini a Wagner. Nessun media internazionale infatti ne ha potuto constatare la veridicità. Dopo il tentativo di ribellione, poi abortito, nei confronti del Cremlino, la sorte di Prigozhin resta ancora avvolta dal mistero.
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