Il bilancio delle vittime in seguito agli incendi che hanno quasi distrutto una città dell’isola di Maui alle Hawaii è arrivato a 110 morti. L’Agenzia per l’emergenza di Maui difende la scelta di non aver fatto suonare le sirene dell’allarme generale che di solito scatta con l’allerta tsunami; il rischio era quindi che le persone si rifugiassero verso le alture andando quindi in direzione dei roghi. Nel frattempo, dopo una settimana, riaprono le scuole e torna verso la normalità anche il traffico. Sono però ancora in corso le ricerche dei dispersi con l’aiuto delle unità cinofile. Intanto il governatore ha avvertito che una nuova tempesta potrebbe complicare la ricerca e il recupero.
Il capo dell’Agenzia per l’emergenza dell’Isola di Maui Herman Andaya difende quindi la scelta di non aver fatto suonare le sirene per dare l’allarme, e di non avere “nessun rimpianto” sul punto. “Avevamo paura che la gente avrebbe reagito ‘mauka’”, dice Andaya usando il termine hawaiano che indica la direzione e che significa ‘verso le montagne o verso l’interno’. E, “se così fosse stato, sarebbero finiti verso le fiamme”. Le Hawaii hanno creato quello che viene pubblicizzato come il più grande sistema di sirene di allerta al mondo dopo che uno tsunami nel 1946 ha ucciso più di 150 persone. Andaya ha affermato che hanno principalmente lo scopo di avvertire degli tsunami e non sono mai state utilizzate per gli incendi.
Il presidente americano, Joe Biden, lunedì 21 agosto sarà a Maui, nelle Hawaii, per valutare di persone le conseguenze del devastante incendio che ha colpito l’isola dell’arcipelago, provocando (sinora) la morte di 110 persone. Il titolare della Casa Bianca sarà accompagnato nella sua visita a Maui dall’amministratrice dell’Ente federale per la gestione delle emergenze (Fema), Deanne Criswell, secondo cui l’arrivo di Biden “porterà speranza”.