Il presidente russo rompe il silenzio dopo l'incidente che è costato la vita al capo dei mercenari

A quasi 24 ore di distanza dalla tragedia aerea che è costata la vita al capo della compagnia Wagner, Yevgeny Prigozhin, Vladimir Putin rompe il silenzio per “porgere le condoglianze ai familiari” e promettere “un’indagine approfondita” per accertare la causa dello schianto di un uomo “di talento” e “dal destino difficile”, che “ha commesso degli errori”. Il leader del Cremlino ripercorre la sua lunga conoscenza con il fondatore della Wagner, datata anni Novanta. Secondo Putin si tratta di un uomo che ha ottenuto “i risultati di cui aveva bisogno” sia “per se stesso”, che “per la causa comune, quando gliel’ho chiesto, come in questi ultimi mesi”. E proprio ai ‘musicisti’ arriva il ringraziamento di Putin per “il contributo significativo alla nostra causa comune della lotta contro il regime neonazista in Ucraina”, mentre a San Pietroburgo i sostenitori improvvisano un memoriale davanti dalla sede della Wagner con fiori, candele e bandiere. Il futuro della compagnia resta nebuloso. Sul volo caduto, infatti, oltre a Prigozhin, c’erano anche il suo vice Dmitrij Utkin e altre figure chiave. Al momento il messaggio diffuso sui social dalla Wagner ai “fratelli” che ne fanno parte è di controllarsi e “non fare stupidaggini”. La decapitazione dei vertici della Wagner mette in allerta anche l’Occidente. “I mercenari ora saranno controllati direttamente dal Cremlino, il che li renderà ancora più pericolosi”, avverte il premier polacco Mateusz Morawiecki. Sulle cause del disastro aereo i dubbi restano. Non sul fatto che sia trattato di un attentato, ma sulle modalità. Secondo l’intelligence americana l’ipotesi più accreditata resta quella di un ordigno a bordo. Secondo alcuni canali Telegram russi la bomba potrebbe essere stata piazzata nel vano del carrello di atterraggio. La sua esplosione avrebbe strappato l’ala del velivolo e causato la depressurizzazione esplosiva, causando la morte immediata dei passeggeri a bordo. Anche in merito all’identità delle vittime manca ancora l’ufficialità. Il corpo di Yevgeny Prigozhin sarebbe stato riconosciuto con “prove circostanziali”, quali la mancanza della falange di un dito della mano, ma servirà l’esame del dna per la risposta definitiva, viste le condizioni dei cadaveri. L’Ucraina si smarca completamente dall’accaduto. “Non abbiamo nulla a che fare con questo fatto. Tutti capiscono chi ha avuto un ruolo”, rimarca Volodymyr Zelensky, facendo implicito riferimento a Vladimir Putin. Il presidente ucraino preferisce concentrarsi su quanto sta accadendo in prima linea, e annuncia che la Norvegia si aggiungerà a Danimarca e Olanda nella consegna di caccia F-16. Nel giorno in cui festeggia la sua indipendenza, Kiev mette inoltre a segno un punto dall’alto valore simbolico, piantando una bandiera ucraina sul suolo della Crimea. Un’operazione messa in atto dall’intelligence e dalla Marina, che certifica come la riconquista della penisola resti uno degli obiettivi principali della controffensiva.

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