Una situazione che in Europa non si viveva dalla Prima guerra mondiale e negli Stati Uniti non si vive dalla Guerra civile americana

L’Ucraina si prepara ad affrontare un futuro con oltre 20mila persone amputate. Molti di questi sono soldati che convivono anche con traumi psicologici dovuti al lungo periodo trascorso al fronte. Una situazione che in Europa non si viveva dalla Prima guerra mondiale e negli Stati Uniti non si vive dalla Guerra civile americana. Lo afferma un reportage condotto da Associated Press che ha raccolto testimonianze tra i feriti e tra i medici in Ucraina. Secondo Olha Rudneva, a capo del centro Superhmumans per la riabilitazione dei militari ucraini amputati, nel Paese non ci sono abbastanza specialisti in protesi per gestire la crescente necessità. Prima dell’inizio del conflitto, ha raccontato, in tutta l’Ucraina c’erano solo cinque specialisti con competenze sulla riabilitazione di persone che avessero subito l’amputazione delle braccia e delle mani. Questi arti, infatti, vengono amputati più raramente rispetto a gambe e piedi e per lo più per complicazioni legate a malattie come il diabete. 

Rudneva stima che 20mila ucraini abbiano subito almeno un’amputazione dall’inizio della guerra. Il governo non dice quanti di questi siano soldati, ma in un conflitto caratterizzato da una linea del fronte molto lunga, le ferite da esplosione sono le più comuni. I centri di riabilitazione Unbroken e Superhumans forniscono protesi ai soldati ucraini con fondi forniti da paesi donatori, organizzazioni di beneficenza e società ucraine private. “Alcuni donatori non sono disposti a fornire aiuti militari all’Ucraina ma sono disposti a finanziare progetti umanitari”, ha detto Rudneva.

Ci sono poi le testimonianze, come quella di Vitaliy Bilyak, che ha subito un’amputazione sopra il ginocchio. Durante le sei settimane di coma ha subito oltre 10 interventi chirurgici, inclusi quelli alla mascella, alla mano e a un tallone, per riprendersi dalle ferite riportate il 22 aprile quando il mezzo che guidava è finito su alcune mine anticarro. “Quando mi sono svegliato, mi sono sentito come se fossi nato di nuovo e fossi tornato dall’aldilà”, ha detto raccontato. Mykhailo Yurchuk che ha perso metà di un braccio e di una gamba. Anche lui, un paracadutista ferito nelle prime settimane di guerra, ha rischiato di non farcela. E’ stato salvato dai suoi compagni e dal medico che lo ha assistito per tutto il tempo della terapia intensiva. C’è chi vorrebbe ancora combattere, come Valentyn Lytvynchuk, che ha inciso un unicorno sulla protesi della gamba perduta. “Di recente si è recato in un campo di addestramento militare per vedere cosa poteva ancora fare – ha raccontato – mi sono reso conto che non è realistico. Posso saltare in una trincea, ma ho bisogno della trazione integrale per uscirne. E quando mi muovo velocemente un bambino potrebbe prendermi.

L’intero sistema locomotore degli amputati “deve essere riorientato. Hanno un’intera ridistribuzione del peso. È un aggiustamento davvero complicato da fare e deve essere fatto con un altra persona”, ha detto la dottoressa Emily Mayhew, storica della medicina all’Imperial College che è specializzato in lesioni da esplosione. Mayehw ha spiegato che per molti amputati la parte più difficile è imparare a convivere con il dolore: quello provocato dalla protesi, dalla lesione stessa e dagli effetti persistenti dell’onda d’urto derivante dall’esplosione.”La comorbilità tra disturbo da stress post-traumatico e lesioni da esplosione e dolore è molto difficile da individuare – ha aggiunto – Quando le persone subiscono un danno fisico e un danno psicologico che ne consegue, queste cose non possono mai essere separate”.

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