Continuano gli attacchi contro la polizia, per il Cremlino la situazione è pericolosa

Scontri tra polizia e uomini armati proseguono in Kosovo, nel nord del paese. “Nel villaggio di Banjské a Zveçan, dove è stato ucciso un poliziotto, ci sono almeno 30 persone pesantemente armate”, ha detto il primo ministro del Kosovo Albin Kurti, “professionisti, militari o poliziotti, che sono sotto assedio da parte delle nostre forze di polizia e che invito ad arrendersi ai nostri corpi di sicurezza. Sono loro che stanno attaccando la nostra polizia, anche dopo aver ucciso” un agente. “Condanniamo questo attacco criminale e terroristico – ha aggiunto Kurti -. La criminalità organizzata con il sostegno politico, finanziario e logistico ufficiale di Belgrado sta attaccando il nostro Paese. In questa battaglia difendiamo e applichiamo la legalità, proteggiamo e preserviamo i cittadini senza distinzioni e il Kosovo indipendente. Il governo del Kosovo e le istituzioni statali sono pronti e coordinati per rispondere alla criminalità, ai criminali, al terrorismo e terroristi”.

Ucciso un aggressore

In una nota pubblicata tramite i canali social, la polizia kosovara ha fatto sapere che nel corso degli scontri avvenuti nel nord del Paese “uno degli aggressori è stato ucciso”. Secondo quanto viene spiegato, gli agenti, “per legittima difesa e protezione dei cittadini della zona e a causa del pericolo rappresentato”, sono stati “costretti a rispondere a gruppi criminali armati” e “uno degli aggressori è rimasto ucciso”.

Mosca: “Violenze sono conseguenza della politica di Kurti”

“Lo spargimento di sangue di ieri” in Kosovo “è una conseguenza diretta e immediata del corso del cosiddetto ‘primo ministro’ Albin Kurti nell’alimentare il conflitto, ripulendo il territorio della provincia dai serbi”. È quanto ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in un commento pubblicato sul sito del Ministero, come riporta Ria Novosti. “I suoi tentativi di provocare ulteriori pressioni da parte degli occidentali sulla leadership serba per costringere Belgrado a riconoscere la ‘indipendenza’ del Kosovo, fomentando la situazione, sono un continuo gioco al fuoco che, come vediamo, sta costando troppo e sta portando l’intera regione balcanica su un pericoloso baratro”, ha aggiunto Zakharova. 

Cremlino: “Situazione potenzialmente pericolosa” 

Il Cremlino considera l’escalation della situazione in Kosovo estremamente difficile e potenzialmente pericolosa e segue attentamente gli sviluppi. Lo ha detto il portavoce della sede presidenziale russa, Dmitry Peskov, in conferenza stampa. Lo riporta la Tass. La situazione, ha spiegato Speskov, “è estremamente difficile. Vediamo in Kosovo un atteggiamento tradizionalmente di parte nei confronti dei serbi, questa è una linea tradizionale, sbilanciata. La situazione è davvero molto, molto tesa e potenzialmente pericolosa, la stiamo seguendo molto da vicino”. 

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