Più di 400 i morti in totale tra gli israeliani e i palestinesi di Gaza. Netanyahu: "Servirà campagna prolungata e potente"

Un attacco a sorpresa e su larga scala con oltre 5mila razzi e svariati blitz di terra. Hamas scatena l’operazione ‘Tempesta-Al Aqsa’ contro Israele e il bilancio è pesante. I morti israeliani sono oltre 200 mentre i feriti superano i mille. Inoltre Hamas rivendica di avere “circa 50 ostaggi” che sarebbero stati trasportati nella Striscia di Gaza. Una notizia confermata anche dai militari israeliani, che però non precisano il numero delle persone nelle mani dei palestinesi. “Cittadini di Israele, siamo in guerra”, dichiara alla popolazione il premier israeliano Benjamin Netanyahu assicurando che “il nemico pagherà un prezzo che non conosce ancora”.

La reazione di Israele

Il primo ministro convoca i riservisti e la reazione non si fa attendere. Israele taglia le forniture di elettricità a Gaza e lancia un pesante attacco contro la Striscia dove, secondo quanto riportato dai palestinesi, i morti sarebbero circa 200 e i feriti oltre 1600. Una situazione che non si vedeva dai tempi della guerra dello Yom Kippur del 1973. In serata un nuovo massiccio attacco con 150 razzi arriva a Tel Aviv. “Siamo vicini a una grande vittoria e ad una chiara conquista sul fronte di Gaza”, esulta il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, mentre il numero due dell’organizzazione Saleh al-Arour avverte che “non si tratta di un’operazione mordi e fuggi”. Hamas infatti si dice pronta anche ad affrontare una eventuale “invasione di terra israeliana”. “Ci aspettiamo che i combattimenti continuino e che si espandano”, afferma ancora.

Biden telefona a Netanyahu

Sull’altro fronte la necessità di una “campagna prolungata e potente” è la consapevolezza espressa anche da Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano ne ha parlato con il presidente americano Joe Biden nel corso della telefonata in cui ha incassato il totale appoggio degli Stati Uniti. Netanyahu, allo stesso tempo, si trova sotto pressione anche sul fronte interno con il leader dell’opposizione, Yair Lapid, che chiede la formazione di un “governo di emergenza” per “gestire “l’operazione difficile e complessa che ci aspetta”. Secondo Lapid il primo ministro “sa che con l’attuale gabinetto di sicurezza non può gestire una guerra. Israele ha bisogno di essere guidato da un governo professionale, esperto e responsabile”. La tensione nel Paese è palpabile e le strade sono per la gran parte deserte, le scuole oggi rimarranno chiuse. Particolarmente complessa la situazione nel Sud del Paese dove, spiega a LaPresse Yonatan Yagodovsky, Direttore delle relazioni internazionali della ‘Stella di David Rossa’, il servizio medico di emergenza israeliano, “stiamo evacuando le persone dagli ospedali perché sono al limite“. I pazienti vengono trasportati nell’area di Tel Aviv e in quella di Gerusalemme inoltre arriva l’invito a donare il sangue “perché ne abbiamo estremamente bisogno”. La situazione resta incandescente.

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