Il cooperante italiano e attivista per i diritti umani dell'International Solidarity Movement fu rapito e ucciso a Gaza nell’aprile del 2011
“Il mio cuore sta con gli uccisi. Quando Hamas ha compiuto quello che ha compiuto io ero con il cuore con quei ragazzi, con quegli uomini, donne e bambini israeliani uccisi. Con il cuore sto anche con i palestinesi perché so, attraverso la vita e i racconti di Vittorio, quello che hanno passato”. A parlare a LaPresse è Egidia Beretta, la madre di Vittorio Arrigoni, il cooperante italiano e attivista per i diritti umani dell’International Solidarity Movement, rapito e ucciso a Gaza nell’aprile del 2011.
“Hamas – continua la signora Beretta – ha commesso azioni orrende, terribili, disumane. C’è tuttavia una considerazione che, vedo, inizia ad affiorare in queste ore, anche dai dibattiti. Abbiamo abbandonato a se stesso il mondo palestinese e adesso ci troviamo di fronte a questa situazione. Bisogna tornare indietro, senza giustificare nessuno, ma cercando di capire come si sia alimentata questa rabbia che adesso è emersa in questo modo così tragico. Io credo che l’attenzione verso la Palestina sia sempre stata minima, soprattutto verso le sofferenze del popolo palestinese, i soprusi, il mancato rispetto delle risoluzione dell’Onu da parte di Israele, la colonizzazione della Cisgiordania. Queste cose hanno lasciato piuttosto indifferenti il nostro mondo ‘civile’ e ora ci troviamo di fronte a questo. La reazione di Israele, che era prevedibile e inevitabile, temo che adesso si trasformerà presto in una strage di innocenti, come come sono innocenti le persone che ha trucidato Hamas. Ora sia le Nazioni Unite che l’Europa stanno sollecitando Netanyahu a non prendere provvedimenti così drastici e inumani, ma temo che Israele voglia andare fino in fondo. Credo che adesso si possa fare poco, pochissimo, se non cercare di convincere il governo israeliano, pur capendo la rabbia e la voglia di reagire, a contenere gli interventi sulla Striscia. Ma finché non sarà passato questo momento così difficile, credo che anche la diplomazia, che in questi anni ha fatto poco, ora possa fare pochissimo. Spero solo che vengano limitate le perdite di vite umane perché attraverso le parole di Vittorio conosco Gaza, so come la descriveva, questa città che è un formicaio, con le case addossate le une sopra le altre e lui diceva che quando da 10mila metri sganci una bomba sei perfettamente consapevole che non potrai fare differenza tra Hamas, che dici di voler colpire, e tutti gli innocenti che muoiono”.
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