Israele, Gaza a un passo dall’oscurità

E’ ancora ‘guerra’ dell’informazione sul caso dei bambini “decapitati” a Kfar Aza, nel sud di Israele, dopo gli attacchi di Hamas al kibbutz dove vivevano. Tel Aviv conferma l’episodio più raccapricciante della guerra scatenata da Hamas lo scorso fine settimana tramite il portavoce del premier Benjamin Neanyahu, Tal Heinrich che corregge quanto sostenuto in precedenza dalle stesse forze di difesa israeliane (Idf), secondo le quali non c’erano “dettagli o conferme” sul presunto massacro compiuto da Hamas. Che, da parte sua, smentisce, definendo “falsità” le accuse “inventate e promosse da alcuni media occidentali”.

Resta altissima, quindi, la tensione mentre si acuisce il rischio di un’escalation che coinvolga anche Hezbollah. Il gruppo paramilitare libanese ha rivendicato il lancio di un missile guidato anticarro contro una postazione militare dell’Idf vicino al villaggio israeliano settentrionale di Arab al-Aramshe. A seguito dell’attacco, ha annunciato Hezbollah, tra le fila dei militari di Tel Aviv si sarebbe registrato “un gran numero di vittime”. Nel nord di Israele, intanto, le sirene d’allarme hanno suonato per un possibile attacco di droni proveniente proprio dal Libano. A Gaza l’emergenza umanitaria è ai limiti della sostenibilità mentre l’unica centrale elettrica rischia di subire l’impatto dello stop alle forniture di carburante deciso da Israele. Solo l’attività dei generatori, ieri sera, separava gli abitanti di Gaza dalla più completa oscurità. Ma per Israele l’assedio della regione resta prioritario per assicurarsi una completa sconfitta di Hamas. In attesa dell’operazione via terra la Striscia continua a essere colpita da raid che provocano vittime tra i civili e che, stando alle Nazioni Unite, hanno causato la morte di undici membri dello staff inviato dalla stessa Onu.

Netanyahu e il leader del partito di Unità Nazionale, Benny Gantz hanno intanto raggiunto un accordo per la formazione di un governo di emergenza. Del gabinetto di guerra faranno parte il ministro della Difesa, Yoav Gallany, e lo stesso Gantz, mentre Gadi Eizenkot, membro del partito di Gantz ed ex capo di stato maggiore dell’Idf, insieme al ministro degli Affari strategici, Ron Dermer, fungeranno da osservatori. L’esecutivo non affronterà questioni non legate alla guerra, compresa la controversa riforma della giustizia. Tel Aviv tiene alta l’attenzione anche sulla “mobilitazione generale” del mondo arabo e musulmano invocata da Hamas per venerdì prossimo, già ribattezzata ‘venerdì del diluvio di Al-Aqsa’.

Il tutto mentre il ministero palestinese della Sanità denuncia l’uccisione di tre palestinesi da parte di coloni israeliani in Cisgiordania. Il conflitto preoccupa e divide la comunità internazionale. Per il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, “gli attacchi sproporzionati e infondati di Israele a Gaza potrebbero spingerlo in una posizione inaspettata e indesiderabile agli occhi dell’opinione pubblica mondiale”. Vladimir Putin, da parte sua, sostiene che “la questione palestinese è nel cuore di chiunque professi l’Islam e tutto ciò che sta accadendo è percepito come una manifestazione di grande ingiustizia”. Gli Stati Uniti riaffermano, invece, il pieno sostegno a Israele per il quale Netanyahu ha ringraziato, nel corso di un colloquio telefonico, il presidente Joe Biden. “Gli Stati Uniti continuano a restare saldi nei confronti di Israele e del popolo israeliano”, dice il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, che conferma l’arrivo nel Mediterraneo centrale della portaerei americana ‘Ford’. Ma dagli Stati Uniti emergono anche i primi dubbi su un coinvolgimento iraniano nell’attacco di Hamas. Secondo il New York Times, rapporti di intelligence evidenziano che Teheran sarebbe rimasta sorpresa dall’aggressione lanciata dai miliziani palestinesi.