Una mossa che ha ulteriormente messo a dura prova i legami del paese con un suo vecchio alleato, la Russia
Il presidente armeno, Vahagn Khachaturyan, ha approvato la decisione del parlamento di aderire alla Corte penale internazionale (Cpi), una mossa che ha ulteriormente messo a dura prova i legami del paese con un suo vecchio alleato, la Russia. La settimana scorsa, il parlamento armeno ha votato a favore dell’adesione alla Cpi ratificando lo Statuto di Roma che ha creato il tribunale. La corte ha emesso un mandato di cattura nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra legati alla deportazione di bambini dall’Ucraina. Ciò imporrebbe agli stati membri della Cpi di arrestarlo laddove mettesse piede sul proprio territorio.
Lo scorso mese Mosca ha definito la decisione di Erevan “passo ostile” e il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore armeno. L’Armenia ha poi cercato di assicurare alla Russia che Putin non sarebbe stato arrestato se fosse entrato nel paese. Funzionari armeni hanno sostenuto che la mossa non ha nulla a che fare con la Russia ed è stata motivata dalle tensioni con l’Azerbaigian, accusato di aver aggredito il loro Paese. L’Armenia aveva avviato il processo per entrare a far parte del tribunale più di 20 anni fa, ma nel 2004 la Corte Costituzionale locale ha stabilito che lo Statuto di Roma contraddiceva la costituzione del paese all’epoca. Da allora la Costituzione è stata modificata due volte. A marzo, la Corte Costituzionale ha stabilito che gli obblighi per i firmatari delineati dallo Statuto di Roma sono in linea con la Costituzione esistente.
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