Hamas accusa israele di aver bombardato i convogli degli sfollati uccidendo 70 persone

Dopo aver, per due volte nel corso della giornata di ieri, invitato gli abitanti di Gaza City, “per la loro sicurezza e protezione” a dirigersi verso la parte meridionale della Striscia abbandonando le loro case l’esercito israeliano, poco prima delle 18.30 ora italiana, rompe gli indugi e annuncia l’ingresso a Gaza di fanteria e carri armati per “operazioni mirate” volte a liberare l’area da “potenziali terroristi e localizzare gli ostaggi”. Nessuna operazione in profondità ma un primo passo di una operazione di terra su larga scala che potrebbe essere sempre più vicina. “Cancelleremo Hamas da Gaza e dalla terra”, l’avvertimento del ministro degli Difesa israeliano, Yoav Gallant, che accusa l’organizzazione di aver portato “il male a un altro livello”.

Gli appelli dell’Onu e dei Paesi alleati

Gli appelli a evitare una “catastrofe umanitaria” arrivano da più parti a partire dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Anche i Paesi strettamente alleati di Israele invitano poi il governo Netanyahu a una risposta “proporzionata” nei confronti di Hamas. Un concetto ribadito anche dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, volato oggi in Israele per incontrare l’omologo Cohen e visitare le zone al confine con la Striscia dove sabato Hamas ha effettuato l’incursione uccidendo centinaia di civili inermi. “Mi sono raccomandato affinché la reazione israeliana sia proporzionale all’attacco indegno e vergognoso subito con una carneficina degna soltanto dei nazisti e dell’Isis”, le parole di Tajani. “Noi siamo dalla parte di Israele ma vogliamo una de-escalation”. Frasi ripetute in serata anche in Giordania dove il titolare della Farnesina si è recato dopo aver lasciato Israele.

Le accuse di Hamas

Sul fronte palestinese, invece, c’è la totale condanna alle azioni messe in campo da Israele. Hamas accusa i soldati israeliani di aver ucciso 70 persone in un raid su un convoglio in fuga da Gaza mentre il premier palestinese Mohammad Shtayyeh, accusa gli israeliani di “genocidio” nella Striscia. Se possibile ancora più dura la reazione di Mahmoud Abbas. Il capo dell’Autorità nazionale palestinese, incontrando il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, evoca una “seconda Nakba“, ovvero una “seconda catastrofe”. Con il termine Nakba i palestinesi indicano il loro trasferimento di massa durante la guerra del 1948, da quello che è l’attuale territorio di Israele quando centinaia di migliaia di palestinesi fuggirono o furono cacciati.

Nonostante gli sforzi di gran parte della comunità internazionale l’ipotesi di un allargamento del conflitto resta all’ordine del giorno. Si guarda soprattutto al fronte nord e al confine con il Libano dove, le forze israeliane hanno risposto con colpi di artiglieria a un’esplosione che ha danneggiato la barriera di confine. Nel pomeriggio un ordigno lanciato dalle forze armate israeliane ha colpito un gruppo di giornalisti che si trovavano oltre il confine libanese. Un cameraman dell’agenzia Reuters è rimasto ucciso e altri sei rappresentanti dei media feriti. Situazione bollente pure in Cisgiordania dove nove cittadini palestinesi sono morti a causa di scontri scoppiati con soldati israeliani.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata