A Gaza si aggrava la crisi umanitaria, più di un milione di sfollati
Le truppe di Tel Aviv attendono l’ordine per avviare l’invasione di Gaza mentre crescono le tensioni sul confine tra Israele e Libano e i timori per un possibile intervento iraniano. A ventilare quest’ultimo scenario è il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan. “Non possiamo escludere che l’Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo. Dobbiamo prepararci ad ogni possibile evenienza”, avverte. Secondo il Wall Street Journal, tra l’altro, i pasdaran iraniani avrebbero già spostato alcuni uomini in Siria, in avvicinamento verso il confine israeliano. Ma il movimento delle milizie della Guardia rivoluzionaria di Teheran, secondo il quotidiano statunitense, al momento sarebbe a scopo difensivo.
Razzo colpisce base Unifil a Naqoura
Intanto al confine fra Libano e Israele, dove da giorni si susseguono schermaglie, un razzo ha colpito il quartier generale dell’Unifil a Naqoura, senza causare vittime. “Potrebbe anche essere che sia stato un razzo che è partito per andare verso Israele ed è caduto prima nella nostra base”, ha spiegato a LaPresse il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, precisando che non si tratta della sede in cui si trovano gli italiani. E il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto sapere che se la situazione non darà tranquillità si valuterà il ritiro dei militari italiani: “La valutazione sulla sicurezza dei nostri militari è una valutazione che noi facciamo indipendentemente da quello che è successo, dal primo giorno ogni ora dopo l’attacco.
Ferito alto ufficiale dei pasdaran
Dall’Iran il messaggio per Israele è chiaro: “Nessuno può garantire il controllo della situazione” se verrà invasa Gaza. Iran oggi colpito, secondo i media, dal ferimento in un attentato di un alto ufficiale proprio dei pasdaran, Mohammed Akiki, che verserebbe in gravi condizioni. Teheran, intanto, incassa il sostegno cinese ai “Paesi islamici nel rafforzare l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese e nel parlare con una sola voce” nel corso di una telefonata tra il titolare della diplomazia di Pechino, Wang Yi e l’omologo iraniano, Amir-Abdollahian. Il Paese asiatico la prossima settimana manderà nella regione il proprio inviato speciale, Zhai Jun, per promuovere i colloqui di pace tra palestinesi e israeliani. Da Wang arriva anche la condanna per la massiccia campagna di bombardamenti nella Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane. Tel Aviv, sostiene il ministro cinese, “è andato ben oltre l’ambito dell’autodifesa“.
Netanyahu: “Spezzeremo Hamas”
Israele, dopo l’inaspettata aggressione subita lo scorso fine settimana, punta alla capitolazione di Hamas e il premier, Benjamin Netanyahu, dopo aver riunito il gabinetto del governo d’emergenza, lo dice a chiare lettere: “Hamas pensava che saremmo crollati, ma spezzeremo Hamas“. In Israele domani farà di nuovo visita il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che chiuderà così il suo viaggio a più tappe in Medioriente. Il rappresentante dell’amministrazione Biden riporterà a Netanyahu le posizioni dei leader arabi sulla guerra. Nel suo incontro al Cairo con il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, ha incassato le critiche del leader africano nei confronti della reazione israeliana su Gaza, definita da Al Sisi “una punizione collettiva”. Anche il principe ereditario saudita, parlando con Blinken, chiede di interrompere le azioni contro i civili nella Striscia che hanno “causato vittime innocenti“. Mentre i 27 dell’Unione europea, in una dichiarazione congiunta, chiedono a Tel Aviv di “difendersi seguendo il diritto internazionale”. Il sostegno americano a Israele è saldo: nel Mediterraneo orientale è in arrivo una seconda portaerei statunitense, la Eisenhower. Blinken dopo l’incontro con Al-Sisi ha riferito che il valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto “sarà aperto” per gli aiuti umanitari; l’obiettivo su cui si continua a lavorare è evitare l’estensione del conflitto. Fra i timori c’è quello di un intervento diretto delle milizie libanesi di Hezbollah. Razzi anticarro lanciati da postazioni in Libano hanno preso di mira la città di confine di Shtula, provocando la morte di una persona. Hezbollah ha rivendicato e le truppe israeliane hanno reagito colpendo le postazioni da cui erano stati effettuati i lanci.
Si aggrava la crisi umanitaria
Il tutto mentre si aggrava la crisi umanitaria nella Striscia dove gli sfollati hanno raggiunto quota un milione e nella quale i morti nel conflitto sono saliti a 2.670, cui si aggiungono i 56 morti registrati nelle violenze in Cisgiordania per un totale di oltre 2.300 palestinesi uccisi. Salgono a oltre 1400, invece, le vittime in Israele a seguito degli attacchi di Hamas. “Per favore non si versi altro sangue innocente”, è l’appello del Papa durante l’Angelus domenicale. Il Pontefice rinnova poi la sua richiesta per una “liberazione degli ostaggi”. Su questo fronte, assicura il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, la diplomazia italiana è al lavoro operando un pressing sui Paesi arabi che hanno contatti con Hamas. Ma Tajani avverte che l’operazione “non è facile” perché gli ostaggi “non sono solo nelle mani di Hamas ma nelle mani di più organizzazioni fiancheggiatrici di Hamas”. Per il governo, continua Tajani, la priorità è quella di far uscire “il maggior numero di italiani” dalla Striscia, attraverso il valico di Rafah. Al momento, ricorda, i connazionali che si trovano nell’inferno di Gaza “sono una dozzina“.
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