Protesta contro gli accordi che Pedro Sanchez sta stringendo con gli indipendentisti calatani
E’ salito a 39 feriti, di cui circa 29 sarebbero agenti di polizia, il bilancio degli scontri avvenuti ieri a Madrid nei pressi della sede del Partito socialista (Psoe) in Calle Ferraz. Lo riferiscono i media spagnoli. Si è trattato della seconda notte di disordini nella capitale. Circa 7mila persone si sono radunate sotto al quartier generale del Psoe per protestare contro gli accordi che il premier ad interim Pedro Sanchez sta stringendo con gli indipendentisti catalani per la formazione di un nuovo governo e una legge di amnistia. Dopo le 22 è salita la tensione tra la polizia e i manifestanti rimasti che hanno lanciato oggetti e bottiglie contro gli agenti e hanno dato fuoco a dei cassonetti. La polizia ha caricato i dimostranti e ha usato gas lacrimogeni per far indietreggiare il corteo. Durante la manifestazione alcuni hanno fatto il saluto fascista e intonato ‘Cara al sol’, inno della Falange spagnola. Sei persone sono state arrestate, di cui 5 uomini e una donna, hanno riferito a LaPresse fonti della delegazione del governo di Madrid. Nel corso della manifestazione un gruppo si è diretto verso il Congresso dei deputati che è stato però blindato dalla polizia. I dimostranti hanno attraversato la Gran Via di Madrid bloccando il traffico.
La protesta è stata indetta dalla piattaforma Revuelta, movimento giovanile considerato vicino a Vox. La portavoce al Congresso del partito di ultradestra Pepa Millán, è scesa ieri in piazza. Lunedì alla protesta aveva partecipato anche il leader di Vox Santiago Abascal. In una conferenza stampa tenuta dopo i disordini di lunedì sera, Abascal ha accusato il governo spagnolo di essere responsabile delle violenze per aver usato gas lacrimogeni contro famiglie e anziani, e ha esortato gli agenti della polizia a non obbedire a ordini “illegali”. Abascal ha quindi espresso il sostegno del partito a tutte le manifestazioni contro l’amnistia purché pacifiche. Il leader del Partito Popolare, che domenica 12 sarà in piazza a Madrid per partecipare alla protesta convocata dal Pp in tutte le piazze dei capoluoghi di provincia, ha chiesto “rispetto ed esemplarità” nelle manifestazioni ma ha accusato Sanchez di essere responsabile del “malessere sociale”. Il Psoe ha puntato il dito contro il Pp accusandolo di non aver condannato apertamente le violenze avvenute sotto le sedi del partito. “Non ci aspettiamo nulla da coloro che con azioni o omissioni sostengono l’assedio alle case del popolo socialista. Il loro silenzio li qualifica”, ha detto Sanchez, assicurando che non riusciranno a “spezzare” il Psoe.
I socialisti stanno portando avanti i negoziati con il partito di Carles Puigdemont, Junts, per ottenere il suo sostegno all’investitura di Sanchez. Le trattative, dopo uno slancio registrato nei giorni scorsi si sono arenate. Al momento non è ancora stata fissata una data per l’investitura del socialista che ha tempo fino al 27 novembre per formare un governo. Dopo quella data, se non ci sarà un esecutivo, verranno sciolte le Cortes e la Spagna tornerà al voto il 14 gennaio.
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