Il commissario dell'Unrwa Lazzarini: "Media facciano controlli incrociati sulle informazioni"
“Continuiamo ad operare nella Striscia di Gaza: i combattenti conducono feroci battaglie contro i terroristi, l’aeronautica attacca unità e infrastrutture terroristiche sotto la direzione dei combattenti”. Lo scrive su X l’aeronautica israeliana. A Shejaiya, nel nord dell’enclave palestinese, “un aereo dell’aeronautica militare ha attaccato ed eliminato una squadra terroristica diretta da combattenti del 414 Collection Battalion”, si legge ancora. Intanto è salito a 21mila e 672 morti il bilancio dei palestinesi morti negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra tra Tel Aviv e Hamas. Lo riferisce il locale ministero della Sanità, aggiungendo che i feriti, al momento, sono 56mila e 165. Secondo lo stesso dicastero, nelle ultime 24 ore, 165 palestinesi sono stati uccisi e 250 feriti. ARTICOLO IN AGGIORNAMENTO
Netanyahu: “Ho respinto pressioni internazionali per tregua”
“Come primo ministro, ho respinto le pressioni internazionali per fermare i combattimenti” nella Striscia di Gaza. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa a Tel Aviv. Lo riporta Ynet. “Apprezzo il sostegno americano, che si è dimostrato nell’approvazione data dall’amministrazione Biden a ulteriori forniture di armi all’Idf (le Forze di sicurezza israeliane, ndr)”, ha aggiunto.
Netanyahu: “Guerra continuerà ancora per molti mesi”
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato questa sera in una conferenza stampa a Kirya, a Tel Aviv, che la guerra continuerà ancora per molti mesi. Lo riporta Ynet. “La mia politica è chiara, continueremo a lottare fino all’eliminazione di Hamas e al rilascio di tutti i nostri ostaggi”, ha detto, “finora abbiamo eliminato 8.000 terroristi, stiamo privando Hamas delle sue capacità, ferendo i suoi comandanti ed elimineremo anche i suoi leader”.
Idf irrompe in base intelligence Hamas a Khan Younis
Le truppe della settima Brigata corazzata delle forze israeliane di difesa (Idf) continuano ad avanzare nel sud della Striscia di Gaza e hanno fatto irruzione in diverse strutture di Hamas a Khan Younis, compreso il quartier generale cittadino della divisione di intelligence dell’organizzazione palestinese. Lo riporta The Times of Israel, citando la stessa Idf. Dalla base Hamas dirigeva tutta l’attività di intelligence nell’area di Khan Younis. All’interno della struttura, secondo l’Idf, era presente anche un centro di comando della Jihad islamica palestinese. Le truppe sono riuscite a recuperare materiale di intelligence, definito come “molto prezioso”. I soldati della Brigata Givati hanno, invece, fatto irruzione in diversi altri siti di Hamas nel sud di Gaza, uccidendo i miliziani con l’ausilio di cecchini e dei carri armati.
Medioriente, Onu: “Insinuazioni Israele provocano disinformazione”
“Negli ultimi giorni, diverse dichiarazioni di funzionari israeliani hanno insinuato o ritenuto direttamente responsabile l’Unrwa per le lacune nelle consegne di aiuti nella Striscia di Gaza. Queste dichiarazioni sono state amplificate dai media israeliani e da altri media tradizionali e sociali, creando un flusso di disinformazione senza fondamento“. Lo afferma in una nota Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa).
“Con le severe restrizioni all’accesso umanitario da parte delle autorità israeliane, l’operazione umanitaria deve affrontare diverse sfide”, sottolinea inoltre Lazzarini. Inoltre afferma che “non è questo il momento di scambiarsi accuse e di promuovere la disinformazione. Il diritto umanitario internazionale è molto chiaro: lo Stato di Israele, in quanto potenza occupante, deve garantire alla popolazione l’accesso e la fornitura dei servizi di base. Allo stesso modo, tutte le parti in conflitto devono facilitare l’accesso umanitario a tutti coloro che ne hanno bisogno. Cibo, acqua, carburante e tutta l’assistenza umanitaria non devono mai essere usati come arma di guerra. Gli aiuti non devono mai essere deviati o politicizzati”. Infine, Lazzarini invita “ancora una volta i media a verificare i loro resoconti e a fare controlli incrociati sulle informazioni, comprese le dichiarazioni dei funzionari governativi, prima di pubblicare le informazioni”.
Media, in centro Gaza 100 morti in un giorno
Circa 100 palestinesi sarebbero morti nei bombardamenti condotti dalle forze israeliane nell’ultimo giorno di guerra nella zona centrale della Striscia di Gaza, mentre altri 158 sarebbero rimasti feriti. Lo riporta Al Jazeera citando una fonte medica. Dalla fine della tregua di una settimana, lo scorso mese, Israele ha esteso le sue operazioni militari nell’enclave, in precedenza concentrate soprattutto al nord.
Media, giornalista ucciso in raid Israele su Nuseirat
Il giornalista di Al Quds Jabr Abu Hadros e sei membri della sua famiglia sarebbero rimasti uccisi in un bombardamento israeliano che ha preso di mira la loro abitazione nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Lo scrive Al Quds sul suo canale Telegram. Lo riporta Al Jazeera ricordando che, dall’inizio della guerra, secondo i dati dell’ufficio stampa del governo locale, nell’enclave sarebbero morti 106 giornalisti.
Nyt, Idf non aveva piani per fronteggiare attacco 7 ottobre
Le forze israeliane di difesa (Idf) non avevano alcun piano per fronteggiare un attacco su larga scala come quello lanciato da Hamas lo scorso 7 ottobre. Lo scrive il New York Times citando funzionari ed ex funzionari israeliani. “Non c’era alcun piano di difesa per un attacco a sorpresa”, ha spiegato Amir Avivi, ex vicecapo della Divisione di Gaza. “L’esercito non si prepara per cose che ritiene impossibili”, ha aggiunto l’ex consigliere per la sicurezza nazionale israeliana Yaakov Amidror. Per lunghe ore, afferma il quotidiano americano, l’esercito israeliano non è stato in grado di comprendere la portata dell’attacco in corso, rispondendo lentamente e in modo inefficiente, inviando squadre troppo piccole e impreparate per affrontare un assalto di massa. In mancanza di direttive o ordini chiari, molte unità sono ricorse all’utilizzo di app come WhatsApp e Telegram per raccogliere informazioni su obiettivi e persone bisognose di assistenza.
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