La tensione rimane altissima in Medioriente. Gli Stati Uniti hanno effettuato nuovi raid contro postazioni degli Houti in Yemen mentre i ribelli fanno sapere che continueranno a colpire le navi diretti in Israele nel Mar Rosso. A Gaza nella notte nuovo raid di Israele su Rafah, ci sarebbero almeno 19 morti. Berlino si dice pronta, con la Marina, per la missione Ue nel Mar Rosso. L’Iran, intanto, denuncia un attacco aereo pakistano a Saravan nella provincia del Baluchistan con tre donne e quattro bimbi uccisi.
Le truppe israeliane hanno fatto saltare in aria, con una detonazione controllata, il campus principale di un’università fuori Gaza City, l’università Al-Isra. È quanto emerge da immagini che stanno circolando oggi. Il video, apparentemente ripreso da un drone, mostra una gigantesca esplosione che inghiotte il complesso di edifici dell’ateneo, una delle numerose università distrutte. L’università Al-Israa, istituzione privata fondata nel 2014, ha dichiarato in un comunicato che l’edificio principale per gli studi universitari e i corsi di laurea sono stati distrutti. Le forze israeliane avevano preso il controllo del complesso 70 giorni fa e lo hanno usato come base. Non è chiaro quando sia avvenuta l’esplosione. L’esercito israeliano al momento non ha rilasciato commenti in merito.
“La fine della guerra invierà un messaggio di debolezza e quindi il prossimo massacro sarà solo questione di tempo. Lo prometto: non finiremo la guerra prima del ritorno di tutti i nostri rapiti”. Lo ha detto il presidente israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa come riporta Ynet.
“Gli Stati Uniti sono lo sponsor del terrorismo sionista israeliano e dell’aggressione criminale contro Gaza“. È quanto afferma il gruppo libanese Hezbollah, commentando la designazione degli Houthi come terroristi da parte degli Stati Uniti. “Questa decisione non scoraggerà la determinazione del grande popolo yemenita e il suo ruolo efficace e influente nel combattere l’assedio di Gaza”, si legge nella nota di Hezbollah, “ciò incoraggerà la loro persistenza nel continuare questa condotta onorevole per porre fine al genocidio sionista contro il popolo palestinese a Gaza”. Lo riporta Al Jazeera.
“La vittoria richiederà molti altri mesi, ma siamo determinati a raggiungerla. Non solo per colpire Hamas, ma per la vittoria completa”. Lo ha detto in conferenza stampa il presidente israeliano Benjamin Netanyahu, come riporta Ynet. “A questo scopo, abbiamo trasferito un enorme budget di guerra che aiuterà l’esercito a raggiungere gli obiettivi della guerra e a ottenere la vittoria”, ha aggiunto Netanyahu.
I bombardamenti contro i ribelli Houthi in Yemen continueranno. Lo ha detto il presidente americano Joe Biden.
“Ho appena terminato una missione di tre giorni nella Striscia di Gaza, dove ho potuto coordinarmi con le organizzazioni locali e internazionali sulla risposta all’emergenza e fare il punto sulle operazioni umanitarie dall’ultima volta in cui sono stato nella Striscia di Gaza, due mesi fa. Ma soprattutto, ho potuto incontrare i bambini e le loro famiglie che soffrono alcune delle condizioni più terribili che abbia mai visto. Dalla mia ultima missione, la situazione è passata dalla catastrofe a quasi il collasso”. Così il vicedirettore generale dell’Unicef Ted Chaiban.
“L’Unicef ha descritto la Striscia di Gaza come il luogo più pericoloso al mondo per un bambino. Abbiamo detto che questa è una guerra contro i bambini. Ma queste verità non sembrano diffondersi”, aggiunge, “delle quasi 25.000 persone che sarebbero state uccise nella Striscia di Gaza dall’escalation delle ostilità, fino al 70% sarebbero donne e bambini. L’uccisione di bambini deve cessare immediatamente”.
“Hamas si sta indebolendo. Non ha rifornimenti, non ha riserve di personale, non ha la capacità organizzativa per avviare mosse e non ha la capacità di controllare realmente ciò che accade”. Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, come riporta il Times of Israel. “I piani di Hamas prevedevano il lancio di centinaia di razzi al giorno in tutte le aree del Paese”, ha aggiunto Gallant, “ora riesce a lanciare decine di razzi in una sorta di attacco unico in un determinato luogo. Non lo sottovaluto, è una cosa molto significativa e affronteremo tutto ciò con raid e attacchi aerei, ma ci vorrà tempo”.
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) ha pubblicato il report annuale sul numero di giornalisti incarcerati in vari Paesi del mondo. Quest’anno, dietro all Cina e alla Birmania, rispettivamente con 44 e 43 reporter dietro le sbarre, si classificano Bielorussia, con 28, e Russia con 22. Al quinto posto troviamo il Vietnam, mentre seguono a pari merito Iran e Israele, con almeno 17 giornalisti incarcerati fino al momento del censimento, ovvero il primo dicembre. Si tratta della prima volta che Israele compare così in altro in questa classifica da quando è stata stilata per la prima volta nel 1992. Il report precisa che “tutti coloro che risultano detenuti da Israele alla data del censimento sono stati arrestati nel territorio palestinese della Cisgiordania occupata dopo l’inizio della guerra Israele-Gaza il 7 ottobre” e che “la maggior parte è tenuta in detenzione amministrativa, che consente alle autorità israeliane di trattenere i detenuti senza accusa sulla base del sospetto che il detenuto stia pianificando di commettere un reato in futuro”.
Il leader supremo dei ribelli Houthi ha affermato che le sue forze continueranno a sviluppare le loro capacità militari e che i recenti attacchi aerei degli Stati Uniti e del Regno Unito contro obiettivi Houthi “non ci spaventano”. Ha anche giurato che gli attacchi delle sue forze alle navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden continueranno nonostante le recenti rappresaglie delle forze americane e britanniche. “Continueremo a colpire le navi legate a Israele”, ha dichiarato Abdel Malek al-Houthi in un discorso televisivo di un’ora. Il discorso di giovedì è il primo discorso pubblico di al-Houthi dopo gli attacchi statunitensi e britannici della scorsa settimana.
Durante la loro operazione nella Striscia di Gaza le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno trovato tre lettere ufficiali di Hamas che indicano che anche gli insegnanti nell’enclave palestinese ricoprono posizioni essenziali all’interno di Hamas. Le lettere, scritte su carta ufficiale dell’ala militare del gruppo palestinese, sarebbero state consegnate manualmente al capo della Direzione dell’Istruzione e dell’Insegnamento a Gaza. Nella lettera gli veniva richiesto di consentire agli insegnanti di partecipare alle attività di Hamas.
Sono saliti a 24.620 i palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’offensiva militare israeliana nell’enclave, il 7 ottobre scorso. Lo riferisce il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. I feriti sono 61.830. Nelle ultime 24 ore, 172 palestinesi sono stati uccisi e 362 sono rimasti feriti nei raid lanciati dallo Stato ebraico.
“I colloqui su una missione Ue nel Mar Rosso sono in corso e, naturalmente, è coinvolta anche la Germania. Una volta conclusi i colloqui, dobbiamo attendere il mandato dell’Ue e quello da parte tedesca. In questo caso, ci sarebbe il coinvolgimento della nostra Marina. Ovviamente al momento possiamo parlarne solo al condizionale, ma la Marina tedesca è pronta” per questa missione. Lo ha detto a LaPresse una portavoce del ministero della Difesa tedesco, in merito alla missione Ue per la sicurezza nele acque mediorientali a seguito degli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen.
La Germania potrebbe partecipare alla missione con la fregata ‘Hessen’, progettata per la difesa aerea e dotata di missili antiaerei con una gittata di oltre 160 chilometri. “Non posso, al momento, confermare l’impiego della fregata ‘Hessen’.In generale, la ‘Hessen’ è un’unità navale con determinate capacità, in particolare per quanto riguarda la difesa aerea. Come detto, al momento comunque dobbiamo aspettare la decisione a livello di Unione europea”, ha aggiunto la portavoce.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano di aver intercettato con un missile un “bersaglio aereo sospetto” che si stava dirigendo verso lo spazio aereo israeliano dal Mar Rosso. Le sirene sono state attivate nella città più meridionale di Israele, Eliat. L’Idf assicura che non ci sono timori per la sicurezza in città.
Aerei da guerra israeliani hanno attaccato le postazioni di Hezbollah nella zona di Odaisseh, nel sud del Libano. Lo riferiscono le forze israeliane di difesa (Idf), citate da The Times of Israel. I raid, in particolare, hanno interessato le aeree di Kafr Kila e Marjaayoun, puntando a sventare posssibili attacchi di Hezbollah contro il nord Israele. In precedenza, sostiene l’Idf, due razzi lanciati dal territorio del Libano verso la comunità araba della Galilea di al-Aramshe sono caduti in zone aperte senza provocare danni.
“Ho visto bambini pieni di schegge morire sul pavimento perché non ci sono le scorte al pronto soccorso”. Lo ha raccontato Sean Case, membro dell’Organizzazione mondiale della Sanità, dopo una visita in alcuni ospedali della Striscia di Gaza. Lo riporta Al Jazeera. All’interno dell’ospedali al-Shifa, un tempo la principale struttura sanitaria dell’enclave, c’erano “così tanti pazienti sul pavimento che potevi a malapena muoverti senza calpestare le mani o i piedi di qualcuno”, ha riferito Case. A Gaza molte delle strutture sanitarie parzialmente funzionanti si sono trasformate, di fatto, in centri per l’accoglienza dei rifugiati, con migliaia di sfollati assiepati nelle sale operatorie, nei corridoi e sulle scale, complicando ulteriormente il lavoro dei medici.
“Quando si parla di soluzione a due Stati serve affrontare una domanda preliminare: quali sono le garanzie di sicurezza per i cittadini di Israele?”. Lo ha detto il presidente israeliano, Isaac Herzog, nel corso del suo intervento al World Economic Forum di Davos. “Guardando al futuro sappiamo di dover trovare dei nuovi modi di dialogare con i nostri vicini palestinesi ma la domanda che si pone ogni israeliano specie dopo il 7 ottobre, è: cosa garantisce la nostra sicurezza?”.
Un altro giovane palestinese sarebbe stato ucciso oggi da proiettili esplosi dalle truppe israeliane durante l’operazione, in corso da due giorni, nei campi profughi di Tulkarem, in Cisgiordania. Lo riporta l’agenzia palestinese Wafa, citando fonti sanitarie. La vittima, il 28enne Muhammad Faisal Dawwas Abu Awad, è morto dopo essere stato colpito all’addome da vari proiettili quando si trovava nel campo di di Nour Shams, a est di Tulkarem, secondo l’ospedale Martyr Thabet Thabet. Durante l’operazione le forze israeliane avrebbero fatto saltare in aria una casa, provocato incendi e aggredito diversi palestinesi.
Sarebbe salito a 19 morti, per lo più donne e bambini, il bilancio del raid aereo condotto dalle forze israeliane contro un edificio a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l’agenzia palestinese Wafa, citando fonti locali. Gli aerei da guerra delle forze israeliane di difesa (Idf) avrebbero preso di mira la casa abitata dalla famiglia Al-Zamili, a est di Rafah.
“C’è un impero del male guidato dall’Iran che spende miliardi di dollari in armi per minare la stabilità della regione e del mondo. Hamas è solo un elemento. Questo impero deve essere affrontato da una coalizione forte”. Lo ha detto il presidente israeliano, Isaac Herzog, nel corso del suo intervento al World Economic Forum di Davos.
“Colpendo lo Yemen gli Stati Uniti e il Regno Unito calpestano il diritto internazionale”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in una conferenza stampa di bilancio del 2023. Lo riporta Ria Novosti. “L’Onu non ha dato agli Stati Uniti il diritto di colpire lo Yemen, come prima in Libia, questo è un atto illegale”, ha affermato.
Le forze armate israeliane che operano nell’area di Khan Younis hanno reso noto di aver ucciso circa 40 miliziani di Hamas nelle ultime 24 ore e di aver sequestrato alcune armi. Altri appartenenti all’organizzazione palestinese sono invece stati uccisi in attacchi aerei nel nord di Gaza, dove l’Idf ha spiegato che ci sono ancora sacche di resistenza armata in aree in cui afferma di aver stabilito il “controllo operativo”.
Almeno 11 palestinesi sono stati uccisi in due distinti attacchi aerei israeliani effettuati in Cisgiordania. Lo riporta Al Jazeera. In particolare – viene spiegato – le truppe israeliane avrebbero operato in un campo profughi a Ramallah e condotto raid nella città di Tulkarem.
Durante i raid condotti in Cisgiordania le truppe israeliane avrebbero arrestato decine di persone. Lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa. In particolare 46 persone, tutte appartenenti alla stessa famiglia, sono state fermate nel villaggio di Tuqu nei pressi di Betlemme e 18 in quello di Harmala, nell’area sud-est.
Sedici persone, fra cui anche dei bambini, sarebbero morte nel corso di un raid notturno effettuato dall’esercito israeliano a Rafah nella Striscia di Gaza. Al Jazeera ha affermato di aver visionato un filmato verificato dove vengono mostrati i corpi di tre bambini, uccisi dopo che un proiettile israeliano ha colpito una casa a est di Rafah.
Nonostante i crescenti attacchi da parte delle forze armate statunitensi nel Mar Rosso “Non rinunceremo a prendere di mira le navi israeliane o quelle dirette verso i porti della Palestina occupata, sosteniamo il popolo palestinese”. Lo ha detto ad Al Jazeera il portavoce del gruppo di ribelli yemeniti Houthi, Mohammed Abdelsalam.
Gli Stati Uniti e “i partner nel Mar Rosso” nel contesto degli “sforzi multinazionali in corso per proteggere la libertà di navigazione” hanno condotto nella notte attacchi su 14 postazioni missilistiche dei ribelli Houthi in Yemen. Lo riporta il Centcom (il Comando centrale degli Stati Uniti”. “Le azioni dei terroristi Houthi sostenuti dall’Iran continuano a mettere in pericolo i marinai internazionali e a interrompere le rotte commerciali nel Mar Rosso meridionale e nei corsi d’acqua adiacenti – ha affermato il generale Michael Erik Kurilla – continueremo a intraprendere azioni per proteggere la vita di marinai innocenti e proteggeremo sempre la nostra gente”.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe respinto una proposta del segretario di Stato americano Antony Blinken che prevedeva la normalizzazione delle relazioni fra Arabia Saudita e Israele in cambio dell’accettazione da parte dello Stato ebraico di fornire ai palestinesi un percorso verso la nascita di uno Stato. Lo riporta il Times of Israel citando Nbc News. Secondo la testata americana Netanyahu ha detto a Blinken durante la sua visita in Israele la scorsa settimana che non era disposto a concludere un accordo che consentisse la nascita di uno Stato palestinese. Blinken avrebbe risposto che Hamas non può essere rimosso solo con mezzi militari e che il mancato riconoscimento da parte dei leader israeliani porterà alla ripetizione della storia.