"Va riconosciuto il miglioramento delle condizioni di detenzione", ha aggiunto il padre della 39enne
“È una minaccia di morte. Noi siamo preoccupati per la sicurezza di Ilaria. Sia in carcere, sia se riuscisse a ottenere gli arresti domiciliari in Ungheria”. Così Roberto Salis, padre di Ilaria Salis, commentando in un’intervista a ‘La Stampa’ la scoperta di un murale a Budapest che raffigura la figlia impiccata. Su domiciliari in Ungheria spiega, “Ilaria era sempre stata contraria. Anche perché se fosse ritenuta colpevole, per la legge ungherese i domiciliari non fanno cumulo di pena. Il tempo a casa vale un quinto di quello passato in carcere. Ma ora le cose sono cambiate. Ci hanno fatto capire che i domiciliari in Ungheria sono un passaggio obbligato per sperare di ottenere i domiciliari in Italia“.
Il caso, ha riconosciuto, ha portato un miglioramento delle condizioni carcerarie di Ilaria. “Sì, è giusto riconoscerlo, va dato atto alle autorità ungheresi. Ho sentito Ilaria pochi minuti fa. Ci sono cose molto positive. Un esempio: sto facendo la traduzione di un referto medico, un accertamento fatto a giugno, che finalmente potrò mandarle attraverso l’avvocato. Prima, tutto era tenuto in un cassetto”.
La prossima udienza, sottolinea, “stata anticipata al 28 marzo. I tempi sono stretti. Ricordo che Ilaria rischia 24 anni di carcere per aver procurato, secondo l’accusa, ferite guaribili in 5 e 8 giorni”. Roberto Salis si lamenta per la difformità di trattamento tra Ilaria e Gabriele Marchesi, anche lui coinvolto nello stesso procedimento per gli scontri con gli estremisti ungheresi del 10 febbraio 2023, che resterà ai domiciliari in Italia. “Penso che di fronte a un trattamento così difforme fra due persone nelle stesse condizioni, due cittadini italiani, potrebbe intervenire il presidente della Repubblica. Me lo auguro. Perché è lui il garante dell’equilibro fra i diversi poteri dello Stato”, afferma.
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